Nel 2014 sono stati pubblicati daNeuroendocrinology Letters, rivista scientifica recensita dalla massima banca dati scientifica mondiale www.pubmed.gov,
due studi clinici sull’impiego del Metodo Di Bella (MDB) nei tumori
della prostata e della mammella. Con questi, i casi di varie neoplasie
complessivamente e favorevolmente trattate col Metodo di Bella salgono a
774.
Il progresso rilevante e il dato innovativo, senza precedenti nella
ricerca oncologica e nella terapia del cancro, è costituito dal fatto
di aver ottenuto, su tumori solidi, la completa e stabile remissione
senza ricovero ospedaliero, senza intervento chirurgico, né
radioterapia, né chemioterapia, ma unicamente mediante il Metodo Di
Bella:
Di Bella G, Mascia F, Ricchi A, Colori B.
Neuro Endocrinol Lett. 2013;34(7):660-8.
Di Bella G, Mascia F, Colori B.
Neuro Endocrinol Lett. 2013;34(6):523-8. Review.
Mentre l’informazione in Italia (anche se portata a conoscenza con
documentazione dettagliata esauriente e completa) si è affrettata a
censurare accuratamente ed ermeticamente quest’unico reale e documentato
progresso nella terapia dei tumori solidi, ( ottenuto senza chiedere e
ottenere nulla per la ricerca scientifica, senza questue, sceneggiate
televisive “giornate della vita” o vendite di arance verdure e ortaggi
vari), le istituzioni sanitarie, e la cosiddetta autodefinita “ comunità
scientifica nazionale“ non si sono interessate alle pubblicazioni per
prendere atto di un risultato di per sé rilevante, né per esaminarne il
razionale, i meccanismi biochimici e molecolari, le ampie conferme
bibliografiche, che hanno consentito questo risultato. C’è stata, al
contrario, una mobilitazione generale, hanno scagliato anatemi e
lanciato scomuniche contro il MDB, si sono scomodate società
scientifiche, istituzioni sanitarie e comitati etici, per cercare ogni
cavillo, ogni appiglio, ogni pretesto, ogni espediente, ogni scusa, per
delegittimare, non il risultato, non le guarigioni, non l’essenza del
problema, non le verità documentate e verificabili, (per cui non hanno
assolutamente manifestato il benché minimo interesse, e che non
potrebbero contestare), non la sostanza. Dalle irraggiungibili altezze siderali della loro onniscienza hanno sprezzantemente criticato la forma, la procedura, la metodologia delle pubblicazioni, il livello di valutazione della rivista che ha pubblicato gli studi (c.d.”Impact factor”).
Ma cos’è l’Impact Factor?
E’ una sorta di punteggio che viene assegnato ad ogni singola
rivista, sulla base di una apposita selezione. La selezione delle
riviste è svolta a totale discrezione di Thomson Reuters seguendo un
approccio quali-quantitativo; le caratteristiche principali che
consentono ad una rivista scientifica di essere presa in considerazione
per la misura dell’IF sono:
· la puntualità nella pubblicazione dei fascicoli;
· l’applicazione di un processo di valutazione editoriale degli articoli basato sulla peer review;
· la presenza di un abstract e di informazioni bibliografiche in inglese;
· l’internazionalità degli autori;
· l’interesse per il contenuto scientifico in relazione
anche alla attuale copertura della specifica categoria tematica o alla
trattazione di argomenti emergenti;
· la presenza di dati citazionali sulla rivista (o sugli
autori che vi scrivono) nel database di citazioni delle riviste già
censite da Thomson Reuters.
E chi è Thomson Reuters?
Thomson Reuters, società nata il 17 aprile 2008, dalla fusione
del colosso dell’informazione finanziaria canadese Thomson e la Reuters.
L’accordo, raggiunto per 12,7 miliardi di euro, ha dato vita ad una
delle più potenti e importanti società nel campo dell’informazione
economico-finanziaria: il nuovo gruppo controllerà infatti il 34% del
mercato, con il 33% detenuto da Bloomberg.
Probabilmente a questi eccelsi luminari è sfuggito l’ormai noto e
da più parti denunciato meccanismo con cui vengono manipolati dalle
multinazionali sia l’impact factor, che l’intera cosiddetta “Comunità scientifica”. E’ sufficiente leggere le dichiarazioni del Premio Nobel per la medicina Randy Scheckman che si ribella alle riviste scientifiche ai primissimi posti dall’Impact Factor,(come
Science, Nature e Cell) e ammette che la ricerca in campo scientifico
non è affatto libera ma in mano ad una “cerchia ristretta” (c.d.
comunità scientifica). Dunque la ricerca scientifica, per il premio
Nobel, “…sarebbe tutt’altro che indipendente” questa è l’accusa di Randy Sheckman che incalza sostenendo che “…ormai le riviste scientifiche non pubblicano contenuti in base alle ricerche ma in base all’interesse legato alle vendite…”.
(Per questo
riviste indipendenti come Neuroendocrinology Letters , che hanno il
coraggio di pubblicare le scomodissime verità scientifiche del Metodo Di
Bella pagano la loro grande onestà morale con una grave penalizzazione
dell’Impact factor).
“… In questo modo si crea un circolo vizioso perché anche i
ricercatori sono spinti a modificare i risultati ottenuti e il loro
lavoro per vedere pubblicate le loro ricerche…” Per questo
Scheckman è convinto che questa sorta di “supervisore” (l’Impact factor)
debba essere eliminato soprattutto per il bene della ricerca
scientifica.
La Prof.ssa Marcia Angell, per 20 anni direttrice scientifica
editoriale di una delle massime testate medico – scientifiche mondiali ,
New England Journal, nel suo volume “ The truth about Drug Companies”
(La verità sulle case farmaceutiche), conferma e condivide in pieno la
denuncia di Sheckman e fa riferimento ad ulteriori
gravi denunce di altri autori (tra i quali Melody Petersen), lodandone
l’impegno civile e l’approfondita indagine. Segnaliamo tre
libri-inchiesta: “Melody Petersen: Dacci oggi le nostre medicine quotidiane: venditori senza scrupoli, medici corrotti e malati immaginari” – “Ray Moynihan e Alan Cassels: Farmaci che ammalano: …le case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti” – “Sauveur Boukris: Quelle medicine che ci fanno ammalare“.
Ben Goldacre, medico ricercatore inglese nel suo libro: ”La cattiva
scienza” ( Bad science) denuncia il sistema della “comunità scientifica”
dalle dinamiche perverse e poco trasparenti in cui sono coinvolti “”… soggetti dalla dubbia integrità morale …””assecondano
e diffondono il giudizio positivo su un determinato farmaco, basandosi
su dati falsati dalle aziende farmaceutiche. Molto spesso, infatti,
l’efficacia dei medicinali viene verificata in test clinici malamente
progettati, condotti su un numero ridotto di pazienti poco
rappresentativi e analizzati con tecniche che ne enfatizzano solo gli
effetti positivi. Quando emergono dati negativi, la legge consente
all’azienda di tenerli nascosti”.
Ormai le denunce documentate sono sempre più autorevoli, e numerose, es: -Uno studio sul British medical journal rivela
che l’87% dei ricercatori che diede parere favorevole al farmaco per il
diabete Avandia, prodotto dalla GlaxoSmithKline, sospettato di
provocare infarti, avevano ricevuto denaro dai produttori del farmaco.
Nel caso dell’Avandia la corruzione emerse anche fra i membri della
commissione della Food and Drug Administration chiamata a valutare. Se
consideriamo la manipolazione e l’asservimento della ricerca al profitto
denunciate da autorevoli personalità, comprendiamo pienamente la
desolante impotenza e la grave tossicità nei tumori solidi delle attuali
terapie del cancro. I dati scientifici oncologici, quelli veri, non
quelli degli imbonitori dell’informazione di regime, smentiscono i
trionfali successi dei ”farmaci antineoplastici di provata efficacia”
magnificati dalle istituzioni sanitarie, documentandone un’inaccettabile
percentuale di mortalità denunciata da un’agenzia della Reuters Healt
[Wesport,CT]: “Unexspected high mortality rated associated with chemoterapy regimen…”
(“Non ci si aspettava un tasso di mortalità così elevato associato ai
protocolli chemioterapici…”). Il dato è confermato dalla pubblicazione
di Gerrard [Br.J. Cancer 1998 Jun 77(12) 281-5] con l’undici per
cento di decessi, non causati dal tumore ma unicamente da
chemioterapia. Viene documentata una mortalità del 17% nella
pubblicazione di Ghesquières H, Ferlay C e AA sulla rivista Ann
Oncol. 2010 Apr;21(4):842-50. Epub 2009 Nov 13.dal titolo : Long-term
follow-up of an age-adapted C5R protocol followed by radiotherapy in 99
newly diagnosed primary CNS lymphomas: a prospective multicentric phase
II study of the Groupe d’Etude des Lymphomes de l’Adulte . La sopravvivenza dei malati di tumore, quella vera, delle verifiche scientifiche, non giornalistico-televisive, èessenzialmente dovuta alla chirurgia, molto meno alla radioterapia, e per il 2,5% con chemio, e si riduce, nei pazienti operati , ad un 29% di sopravvivenza a 5 anni (Richards,BMJ2000;320:895–898). Del 29% pertanto solo il 2,5% era dovuto alla chemio, come pubblicato da Morgan G. e AA “The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5- year survival in adult malignancies”,
sulla prestigiosa rivista oncologica Clin. Oncol [2004
Dec.16(8):549-60]. Questa fondamentale pubblicazione si basa su 14 anni
di osservazione, 225.000 pazienti, 22 varietà tumorali, per accertare il
reale contributo della chemio al raggiungimento dei 5 anni di
sopravvivenza. L’avvilente risultato è questo: su cento ammalati la chemioterapia consente solo al 2,5% di raggiungere i 5 anni, dopo i quali, Lopez nello studio clinico “Long–term results…Experience at the 20 th…”
GacMed Mex [1998 mar. Apr,134(2):145-5] ha accertato che metà dei
pazienti sopravvissuti a cinque anni, nel lungo termine muore per
tumore.
Il dato di fatto che, senza alcuna delle note, gravi e non
raramente mortali, complicazioni tossiche della chemio, il MDB abbia
documentato nella massima banca dati mondialewww.pubmed.gov risposte
obiettive rilevanti e complete, anche in stadi avanzati di carcinomi
della mammella in cui l’oncologia ammette notoriamente e chiaramente di
essere impotente a ottenere simili risultati, per la “comunità
scientifica”, è irrilevante. Motivo ? La rivista che ha pubblicato i
risultati del MDB ha un basso impact factor, il Dr. Di Bella fa
parte del comitato editoriale e il lavoro non segue (secondo loro), la
corretta prassi metodologica. Pertanto un risultato scientifico e
clinico di questa portata non conta assolutamente niente. La logica del
ragionamento è ovviamente perfetta e ineccepibile , degna delle più
eccelse e codificate procedure metodologiche, di impeccabili raccolte
dati, di un’ortodossia sancita in quintali di inutili pubblicazioni
metodologicamente perfette che hanno portato al nulla, al fallimento
noto, conclamato e tragico precedentemente riportato, della cura del
cancro che porta a uccidere con chemio dall’undici al diciassette per
cento di pazienti in alcune neoplasie, e a 5 anni, a ottenere col la
chemio ( in assenza di chirurgia ) il97,5 % di ammalati neoplastici morti.
A fronte di questi noti e certificati risultati delle attuali
terapie oncologiche istituzionali “ di provata efficacia “ è etico,
razionalmente scientifico, morale, disprezzare e interdire terapie come
il MDB che non provocano mortalità e neppure la rilevante tossicità
della chemio, conseguono percentuali nettamente più elevate di
miglioramenti in tutti gli stadi , fino alla documentata e stabile
remissione (sconosciuta all’oncologia) in carcinomi prostatici e della
mammella, senza intervento chemio e radio, con abbattimento evidente ed
elevatissimo delle spese sanitarie e conseguente crollo del fatturato
delle multinazionali?
Sollevare col MDB da drammatiche sofferenze, prolungare
esistenze più dignitose e accettabili, salvare vite, documentare il
tutto sulla banca dati scientifica mondiale ufficiale www.pubmed.gov,
non serve assolutamente a nulla, non viene degnato della minima
attenzione, non merita alcuna considerazione ma solo la sprezzante
scomunica di questa cosiddetta “comunità scientifica”.Fonte: www.metododibella.org
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