Vittoriosa la prima squadra della capitale, nata 27 anni prima della Roma
Talvolta molte cose accadono per caso, talvolta perché c’è una giustizia che regola i conti. Fortunatamente, a volte, la provvidenza esiste: ieri sera ne abbiamo avuto la conferma.
Era troppo tempo che il popolo laziale non viveva una serata così… Ha sofferto tanto, in questi lunghi due anni di astinenza da derby. Ma, come per incanto, è arrivato il “buono” che ha sconfitto l’antagonista proprio alla fine, con il più classico dei colpi di scena. In una favola forse… Non nella vita: ma ecco che Miroslav Klose, il tedesco arrivato tra i mugugni della gente ignorante che non lo conosceva, al 93esimo minuto raccoglie una palla deliziosa da Matuzalem e la mette dentro con un piattone che non lascia scampo a Stekelenburg. E’ il delirio. Il principe biancazzurro ha dunque sconfitto il drago giallorosso, e ha baciato quella spendida principessa che si chiama “Curva Nord”, risvegliandola da un torpore che stava ormai diventando lacerante.
E’ la vittoria del cuore, questo 2-1. E’ la vittoria del povero Reja, sempre crocifisso dall’opinione generale. E’ la vittoria della Lazio.
In un derby ci può anche stare di andare sotto dopo 4 miseri minuti grazie al gol di Osvaldo, che “onora” il capitano giallorosso (assente per infortunio), con una gag non proprio felice, dato il proseguo della partita… La Lazio subisce il colpo ma riesce a contenere qualche momento di sbandamento fino al primo tempo. La seconda frazione di gioco parte subito alla grande: Hernanes offre un passaggio filtrante prezioso a Brocchi che, strattonato da Kjaer, cade a terra: rigore ed espulsione ordinati da Tagliavento, che finalmente si è dimostrato un arbitro di livello.
Il Profeta prende la rincorsa, fa un passetto laterale, e trafigge il portiere giallorosso con un destro nell’angolino a destra. E’ pareggio!
Ciò che avviene dopo è solo poesia: la Lazio domina, colpendo una traversa di testa col Panzer Klose e un clamoroso palo col Leone Nero Djibril Cisse, che prende la mira e demolisce la porta di Stekelenburg colpendo il montante.
Cosa è successo dopo è sotto gli occhi di tutti, e nella memoria di tanti. Non ci sono parole che lo possono descrivere.
Grazie di cuore, Lazio… GRAZIE, MIROSLAV.
Thomas Berardi
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