13-02- 2012
Il Tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier alla fine del processo Eternit. L'accusa aveva chiesto per i due, accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato.Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, era imputato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni: i due sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit.
Prescrizione per Rubuera e Bagnoli
Il dispositivo ha fatto una distinzione tra gli stabilimenti italiani, dichiarandoli colpevoli per quanto riguarda Casale Monferrato e Cavagnolo (Torino), mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna, e Bagnoli, in Campania.
Le lacrime dei parenti
Alcuni parenti delle vittime della strage collegata agli stabilimenti Eternit sono scoppiati in lacrime alla lettura della sentenza che condanna i due alti dirigenti della multinazionale a 16 anni di reclusione.
I risarcimenti
È in corso la lettura di quanto predisposto dal tribunale come risarcimento provvisionale per le parti civili che si sono costituite nel dibattimento. La somma più alta è stata riconosciuta finora al comune di Casale Monferrato, 25 milioni, a Regione Piemonte, 20 milioni, all'Inail, 15 milioni di euro. Da 60 a 30mila euro ai parenti delle vittime, 35mila agli ammalati di patologie connesse all'amianto, 100mila euro a sindacati e associazioni.
La Cgil: decisione esemplare
«Un processo storico e una sentenza esemplare». Così il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, commenta la decisione del tribunale di Torino.
Il ministro della Sanità: sentenza storica
«È una sentenza che senza enfasi si può definire davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici». Lo afferma il ministro della Salute, Renato Balduzzi. È stata, sottolinea, «una battaglia comune, e ad essa si deve l'aver tenuto desto il problema, anche quando sembrava finire sottotraccia». Ma la battaglia contro l'amianto, prosegue Balduzzi, «non si chiude con una sentenza, sia pure esemplare, ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale».
Fonte: http://www.ilsole24ore.com
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