martedì 25 ottobre 2011

Finmeccanica e il giallo dello “scova-tumori”



clarbruno-vedruccio-SLIDERNella foto Clarbruno Vedrucci prova il TrimProb su una pazienteTrimProb può diagnosticare precocemente il cancro. Ma l'azienda ne ha fermato la produzione

ROMA – Si chiama Tissue resonance interferometer probe ed è un tubo lungo 30 centimetri che permette di scoprire i tumori non appena cominciano a formarsi. Costo dello strumento: 40 mila euro, contro i milioni di euro per acquistare una macchina per la risonanza magnetica o una Tac, mentre il paziente per una visita - convenzionata con il Sistema sanitario nazionale - paga 40 euro. Una piccola ma importante invenzione tutta italiana, che la società costruttrice, Galileo Avionica del gruppo Finmeccanica, ha smesso di produrre quattro anni fa.

Per quale motivo? Nessuno, a cominciare dall'inventore Clarbruno Vedruccio, ha ancora una risposta. Il TrimProb costa molto meno di altri macchinari diagnostici, ha spese di gestione più contenute e non è dannoso per il paziente perché sfrutta le onde elettromagnetiche anziché le radiazioni per individuare le cellule tumorali. Il Ssn lo ha inserito nel repertorio dei dispositivi medici e circa cinquanta centri su tutto il territorio nazionale lo utilizzano abitualmente. "Al policlinico Umberto I viene usato per circa mille visite ogni anno", spiega il Prof. Costantino Cerulli a Romacapitale.net. Eppure Finmeccanica ha scelto di non produrlo più.

La Galileo Avionica ha cominciato a fabbricare il TrimProb, su licenza di Vedruccio, all'inizio del Duemila. Sul sito internet dell'azienda – che nel frattempo è stata fusa con la britannica Selex Sensors Ltd ed è diventata Selex Galileo spa – si legge ancora il comunicato stampa che elogia la portata scientifica di questo bioscanner: "Galileo Avionica, una società Finmeccanica operante nel campo della difesa, avvalendosi di competenze e tecnologie militari avanzate ha industrializzato una strumentazione diagnostica, portatile e non invasiva, denominata TrimProb, che consentirà di evidenziare in tempo reale e in maniera decisamente precoce diverse patologie, dagli stati infiammatori alle formazioni tumorali". Un successo intercontinentale: nel giro di pochi anni dal lancio la macchina comincia ad essere usata in Giappone, Brasile, Regno Unito, Francia, Belgio.

Poi nel gennaio 2008 lo stop: viene fermata la produzione e la TrimProbe spa, società creata ad hoc da Galileo Avionica per distribuire il macchinario, viene messa in liquidazione. Da allora l'apparecchio diagnostico esce dal mercato e a Clarbruno Vedruccio, fisico, ingegnere elettronico e capitano di fregata della Marina militare, rimangono solo i costi di mantenimento del brevetto. Che, data la diffusione internazionale del TrimProb, sono altissimi.

Finmeccanica ha detto di aver fermato la produzione perché l'azienda si occupa solo di difesa. Cosa che non spiega, allora, perché il gruppo ha acquistato la licenza da Vedruccio quasi dieci anni fa e perché poi ha costituito una società per la distribuzione dell'apparecchio. La palla ora passa ai ministri della Salute e delle Finanze, chiamati a rispondere a un'interrogazione del senatore Idv Elio Lannutti. E soprattutto a spiegare per quale motivo un'azienda controllata dallo Stato abbia dismesso la produzione di un macchinario dall'efficacia diagnostica sperimentata e quanto questa decisione, dalle logiche ancora poco chiare, sia costata all'erario.

(Federica Ionta)

Fonte: http://www.romacapitale.net

lunedì 17 ottobre 2011

Cari romanisti questa volta vi abbiamo purgato noi!


Vittoriosa la prima squadra della capitale, nata 27 anni prima della Roma




Talvolta molte cose accadono per caso, talvolta perché c’è una giustizia che regola i conti. Fortunatamente, a volte, la provvidenza esiste: ieri sera ne abbiamo avuto la conferma.
Era troppo tempo che il popolo laziale non viveva una serata così… Ha sofferto tanto, in questi lunghi due anni di astinenza da derby. Ma, come per incanto, è arrivato il “buono” che ha sconfitto l’antagonista proprio alla fine, con il più classico dei colpi di scena. In una favola forse… Non nella vita: ma ecco che Miroslav Klose, il tedesco arrivato tra i mugugni della gente ignorante che non lo conosceva, al 93esimo minuto raccoglie una palla deliziosa da Matuzalem e la mette dentro con un piattone che non lascia scampo a Stekelenburg. E’ il delirio. Il principe biancazzurro ha dunque sconfitto il drago giallorosso, e ha baciato quella spendida principessa che si chiama “Curva Nord”, risvegliandola da un torpore che stava ormai diventando lacerante.
E’ la vittoria del cuore, questo 2-1. E’ la vittoria del povero Reja, sempre crocifisso dall’opinione generale. E’ la vittoria della Lazio.
In un derby ci può anche stare di andare sotto dopo 4 miseri minuti grazie al gol di Osvaldo, che “onora” il capitano giallorosso (assente per infortunio), con una gag non proprio felice, dato il proseguo della partita… La Lazio subisce il colpo ma riesce a contenere qualche momento di sbandamento fino al primo tempo. La seconda frazione di gioco parte subito alla grande: Hernanes offre un passaggio filtrante prezioso a Brocchi che, strattonato da Kjaer, cade a terra: rigore ed espulsione ordinati da Tagliavento, che finalmente si è dimostrato un arbitro di livello.


Il Profeta prende la rincorsa, fa un passetto laterale, e trafigge il portiere giallorosso con un destro nell’angolino a destra. E’ pareggio!
Ciò che avviene dopo è solo poesia: la Lazio domina, colpendo una traversa di testa col Panzer Klose e un clamoroso palo col Leone Nero Djibril Cisse, che prende la mira e demolisce la porta di Stekelenburg colpendo il montante.
Cosa è successo dopo è sotto gli occhi di tutti, e nella memoria di tanti. Non ci sono parole che lo possono descrivere.
Grazie di cuore, Lazio… GRAZIE, MIROSLAV.

Thomas Berardi

www.sslazionews.it


lunedì 10 ottobre 2011

I 10 luoghi più radioattivi del pianeta

Una classifica inquietante

I 10 luoghi più radioattivi del pianeta

Non solo luoghi ormai considerati apocalittici, ma anche posti apparentemente incontaminati figurano in questa inquietante classifica dei dieci luoghi più radioattivi del pianeta. Tra essi anche il Mar Mediterraneo.
5 ottobre 2011 - Antonella Recchia
Fonte: brainz.org

nuclear fireball Nonostante il terremoto del 2011 e le preoccupazioni per Fukushima abbiano riportato la minaccia della radioattività di nuovo nella coscienza pubblica, molte persone non si rendono ancora conto che la contaminazione è un pericolo che riguarda tutto il mondo. I radionuclidi figurano tra le prime sei minacce tossiche, come indicato da un rapporto del 2010 del Blacksmith Institute, una organizzazione non governativa che si occupa di inquinamento. Potreste restare sorpresi dalla posizione di alcuni dei luoghi più radioattivi al mondo – e quindi dal numero delle persone che vivono nel terrore per gli effetti che le radiazioni possono avere su di loro e sui loro figli.

10. Hanford, USA
hanford site waste Il sito di Hanford, a Washington, era parte integrante del progetto di bomba atomica degli USA, avendo prodotto plutonio per la prima bomba nucleare e per la bomba “Fat Man”, usata a Nagasaki. Durante la Guerra Fredda, il sito intensificò la produzione, fornendo plutonio per la maggior parte delle 60.000 armi nucleari americane. Anche se dismesso, contiene ancora due terzi del volume delle scorie altamente radioattive del paese – circa 53 milioni di litri di scorie liquide, 25 milioni di metri cubi di rifiuti solidi e 200 chilometri quadrati di acque contaminate al di sotto dell’area, che lo rendono il sito più contaminato degli Stati Uniti. La devastazione ambientale di quest’area dimostra che la minaccia della radioattività non è semplicemente qualcosa che può arrivare con un attacco missilistico, ma può nascondersi nel cuore del proprio stesso paese.

9. Il Mediterraneo

Sardegna Da anni, la ‘Ndrangheta è accusata di aver usato il mare come un luogo comodo per sversare rifiuti pericolosi – scorie radioattive comprese – tariffando il sevizio e intascando i profitti. Legambiente sospetta che circa 40 navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi siano scomparse nelle acque del Mediterraneo dal 1994. Se queste accuse fossero vere, dipingerebbero il quadro preoccupante di un quantitativo sconosciuto di scorie nucleari nel Mediterraneo il cui vero pericolo sarà davvero compreso quando le centinaia di barili si deterioreranno o se in qualche modo dovessero aprirsi. La bellezza del Mar Mediterraneo potrebbe davvero nascondere una catastrofe ambientale in corso.


8. La costa somala
somalia barrel toxic L'organizzazione mafiosa italiana appena citata non ha condotto i suoi loschi affari solo nei propri confini. Vi sono anche accuse che le acque e il suolo somalo, non protetti dal governo, siano stati usati per l’affondamento o l’interramento di scorie nucleari e metalli tossici – tra i quali 600 barili di rifiuti tossici e nucleari, e rifiuti ospedalieri radioattivi. Infatti, secondo il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, i barili arrugginiti contenenti scorie trascinati sulle coste somale durante lo Tsunami del 2004 sarebbero stati scaricati in mare già negli anni ’90. La Somalia è un'anarchica terra desolata, e gli effetti di queste scorie sulla popolazione impoverita potrebbero essere addirittura peggiori di ciò che questa gente ha già sperimentato.

7. Mayak, Russia
mayak nuclear Il complesso industriale di Mayak, nel nord-est della Russia, ha un impianto nucleare da decenni, e nel 1957 è stato teatro di uno dei peggiori incidenti nucleari del mondo. Fino a 100 tonnellate di scorie radioattive furono rilasciate in seguito ad una esplosione che contaminò un’area enorme. L’esplosione è stata tenuta segreta fino agli anni ’80. A partire dagli anni ’50, le scorie della centrale venivano scaricate nell’area circostante e nel Lago Karachay. Ciò ha portato alla contaminazione della riserva d’acqua sulla quale migliaia di persone fanno affidamento ogni giorno. Gli esperti ritengono che Karachay è forse il luogo più radioattivo del mondo, e oltre 400.000 persone sono state esposte alle radiazioni provenienti dall’impianto in seguito a diverse serie di incidenti accaduti – tra i quali incendi e micidiali tempeste di sabbia. La bellezza naturale del Lago Karachay nasconde i suoi inquinanti mortali, e i livelli di radiazione nei punti in cui le scorie radioattive scorrono nelle sue acque sono sufficienti ad uccidere un uomo nell’arco di un’ora.

6. Sellafield, UK
sellafield Situata sulla costa occidentale dell’Inghilterra, Sellafield era originariamente una struttura che produceva plutonio per le bombe nucleari, ma in seguito si è indirizzata verso l’ambito commerciale. Sin da quando è diventata operativa, centinaia di incidenti si sono verificati nell’impianto, e circa due terzi degli edifici stessi sono ora classificati come rifiuti nucleari. L’impianto rilascia giornalmente qualcosa come 8 milioni di litri di scorie contaminate nel mare, rendendo il Mare d’Irlanda il mare più radioattivo del mondo. L’Inghilterra è famosa per le sue distese verdi e per i suoi paesaggi ondulati, ma, annidata nel cuore di questa nazione industrializzata c’è una struttura tossica, soggetta ad incidenti, che vomita scorie pericolose negli oceani del mondo.

5. Complesso Chimico Siberiano, Russia
Siberia Mayak non è l’unico sito contaminato in Russia; la Siberia ospita un complesso chimico che contiene scorie nucleari accumulatesi per oltre quattro decadi. I rifiuti liquidi sono accantonati in piscine non coperte e container mal tenuti conservano oltre 125.000 tonnellate di rifiuti solidi, mentre lo stoccaggio sotterraneo è potenzialmente a rischio di perdita nelle acque sotterranee. Pioggia e vento hanno diffuso la contaminazione nella natura e nella zona circostante. Vari incidenti minori hanno portato alla perdita di plutonio e ad esplosioni che hanno diffuso radiazioni. Sebbene il paesaggio innevato abbia un aspetto puro ed immacolato, i fatti parlano chiaro sui veri livelli di inquinamento riscontrati nell’area.

4. Il Poligono, Kazakistan
kazakhstan map Un tempo, luogo dove l’Unione Sovietica effettuava i suoi test atomici, oggi quest’area fa parte del nuovo Kazakistan. Il sito fu destinato al progetto per la bomba atomica sovietica a causa del suo status di area “disabitata” – a dispetto del fatto che vivessero nell’area 70.000 persone. In questa struttura l’URSS fece detonare la sua prima bomba atomica; il luogo detiene il record di maggior concentrazione di esplosioni nucleari al mondo: 456 test nell’arco di 40 anni dal 1949 al 1989. Mentre gli esperimenti condotti nella struttura – e il loro impatto in termini di esposizione alle radiazioni – furono tenuti segreti dai sovietici fino alla chiusura della struttura nel 1991, gli scienziati calcolano che la salute di 200.000 persone sia stata direttamente danneggiata dalle radiazioni. Il desiderio di distruggere paesi stranieri ha portato allo spettro della contaminazione nucleare che incombe sulla testa di coloro che una volta erano cittadini dell’URSS.

3. Mailuu-Suu, Kirghizistan
mailuu-suu E’ considerato uno dei dieci siti più inquinati della Terra dal rapporto del Blacksmith Institute del 2006. Le radizioni a Mailuu-Suu non derivano da bombe nucleari o da centrali, ma dall’estrazione dei materiali necessari ai processi che queste comportano. L’area ospitava una struttura di estrazione e lavorazione dell’uranio; oggi restano 36 discariche di scorie di uranio – oltre 1, 96 milioni di metri cubi. La regione è anche a rischio sismico, ed una qualsiasi rottura del contenimento potrebbe scoperchiare il materiale o causare la caduta delle scorie nei fiumi, contaminando l’acqua utilizzata da centinaia di migliaia di persone. Questa gente potrebbe non dover mai vivere il pericolo di un attacco nucleare, ciononostante, hanno buone ragioni di temere una pioggia radioattiva ogni volta che la terra trema.

2. Chernobyl, Ucraina
chernobyl disaster Teatro di uno dei più gravi e nefandi incidenti nucleari del mondo, Chernobyl è ancora fortemente contaminata, nonostante il fatto che ora ad un piccolo numero di persone sia consentito stare nell’area per un periodo limitato di tempo. Il famoso incidente provocò l’esposizione alle radiazioni per oltre 6 milioni di persone, mentre le stime riguardo al numero dei morti causati dal disastro di Chernobyl vanno dai 4.000 a addirittura 93.000. L’incidente rilasciò 100 volte più radiazioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. La Bielorussia ha assorbito il 70 per cento delle radiazioni, e da allora i suoi abitanti devono confrontarsi con un aumento dell’incidenza dei tumori. Ancora oggi, la parola Chernobyl evoca immagini orribili di sofferenza umana.

1. Fukushima, Giappone
fukushima reactor Le tragedie del terremoto e dello tsunami del 2011 hanno distrutto case e vite umane, ma gli effetti della centrale nucleare di Fukushima rappresentano forse il pericolo più duraturo. Il peggior incidente nucleare dopo Chernobyl ha causato la fusione del nocciolo di tre dei sei reattori, perdita di materiale radioattivo nell’area circostante e nel mare, rilevato fino a 200 chilometri dall’impianto. Siccome l’incidente e le sue conseguenze sono ancora in corso, non si conosce ancora la reale portata dell’impatto ambientale. Il mondo sentirà ancora gli effetti di questo disastro nelle generazioni a venire.

Tradotto da Antonella Recchia per PeaceLink . Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

domenica 9 ottobre 2011

L’Italia voleva inviare scorie nucleari in India



di Alessandro De Pascale

WIKILEAKS. Il sottosegretario Letta chiese «disperatamente» a Washington di «riprendersi» 64 barre radioattive di una centrale Usa stoccate a Rotondella. Poi provò a mandarle altrove.

«Il nucleare è più pericoloso da morto che da vivo», denunciò nel gennaio 2010, alla Commissione ecomafie, il procuratore Nicola Maria Pace. Ancora di più se un Paese da l’impressione di essere incapace di gestire l’eredità atomica. Nell’impianto Itrec di Rotondella (Matera) tuttora sono stoccate 64 barre, più altri 2,7 metri cubi di materiale liquido, «ad alta radioattività». Secondo Pace, che per anni ha indagato sulla gestione delle scorie, si trovano «in strutture ingegneristiche di contenimento, che già vent’anni fa avevamo mostrato i segni dell’usura» con «cedimenti strutturali» che «avevano dato luogo a tre rilevanti incidenti nucleari». Mettendo a rischio «popolazione e ambiente». Dai cable segreti diffusi da Wikileaks e scritti tra il 2004 e il 2010, emerge che l’Italia ha chiesto «disperatamente» agli Stati Uniti di «riprendersi» quelle barre che sono all’Itrec da oltre 40 anni. Negli anni Settanta erano arrivate nel nostro Paese proprio dagli Usa per «esaminare la fattibilità tecnico-scientifica» del riprocessamento. Provengono dal reattore sperimentale Err della centrale Elk River (Minnesota), chiuso nel gennaio 1968 e realizzato nell’ambito di un progetto di ricerca italo-statunitense. Non possono essere trattate da nessun impianto europeo. Tanto che il decreto Marzano del 2004 sul trasferimento all’estero delle scorie, esclude esplicitamente il materiale di Rotondella. Restano così da allora in una piscina di stoccaggio e secondo il procuratore Pace «rappresentano ancora oggi il principale fattore di rischio dell’impianto».

Ne è cosciente anche il governo Berlusconi che però non è mai riuscito a trovare un soluzione. Nel febbraio 2004, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, scrive una lettera all’allora ambasciatore Usa a Roma, Ronald P. Spogli. Agli americani spiega che le barre di Rotondella sono «un problema molto importante, anche dal punto di vista psicologico, da risolvere con la massima urgenza». L’Italia, aggiunge poi Letta, si rende «disponibile a trasferire il materiale negli Usa a proprie spese, sulla base degli standard americani». Ma bisogna fare presto, perché altrimenti «saremo costretti a inviarle in Russia per i prossimi 50 anni», continua il sottosegretario. «La questione è politicamente sensibile per il premier Berlusconi - commenta l’ex ambasciatore Spogli in un successivo cable del 2006 - perché sta affrontando una dura battaglia per essere rieletto nel mese di aprile». Cosa che poi non avverrà, visto il ritorno al governo del centro-sinistra di Romano Prodi, per i successivi due anni. Gli Stati Uniti descrivono Letta come «la seconda persona più potente d’Italia e uomo chiave per curare i nostri interessi». Ma si oppongono fermamente al trasferimento delle scorie negli Usa, meno che mai in Russia. Nonostante le altre 190 barre dell’Elk River siano stoccate al Savannh River National Laboratory del Sud Carolina. Il sottosegretario Letta non ci sta e nel marzo 2006 torna alla carica con una seconda lettera, dove però chiede «se gli Stati Uniti approverebbero l’invio del materiale in India». La risposta non è nota ma quelle barre sono ancora a Rotondella.

Fonte: http://www.terranews.it