venerdì 17 dicembre 2010

USTICA: IL PASSATO CHE NON PASSA

(Articolo pubblicato su Limes di dicembre 2006)

Bologna, 27 giugno 1980: dall'aeroporto Guglielmo Marconi parte il volo Itavia 870 per Palermo. Sono le 20.08, due ore dopo l'orario previsto; l'arrivo è programmato per le 21.15. Il DC 9 viaggia regolarmente, con a bordo 81 persone: 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i dodici e i due anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d'equipaggio. Durante il volo non é segnalato alcun problema, ma poco prima delle 21 del DC9 si perdono le tracce radar.

La mattina dopo, tutti i giornali riportano notizie della tragedia: l’aereo è precipitato, tutti i passeggeri sono deceduti. Si cominciano anche a fare le prime ipotesi sulle cause del disastro: esplosione in volo, rottura delle turbine, manovra errata del pilota, collisione in volo con aereo Nato, distacco del cono di coda, collisione con un aereo militare straniero, razzo impazzito, meteorite o frammento di un satellite.

Passano i giorni, sui giornali prendono corpo gli interrogativi: "Il silenzio delle autorità alimenta i sospetti di una collisione”. “Forse i radar della Nato hanno ‘visto’ la tragedia del DC9 scomparso in mare". "Il DC9 Itavia aveva strutture logore oppure è stato investito da ‘qualcosa’". Nonostante questi interrogativi, poco a poco la notizia scompare dai giornali e le indagini si adagiano sull’ipotesi più tranquillizzante: la "tragica ovvietà" che purtroppo gli aerei cadono.

Ma perché per tanto tempo si è creduto che il DC9 fosse caduto per una fatalità? Così ha voluto l'Aeronautica Militare. Lo denuncia la relazione finale della Commissione Parlamentari Stragi, presieduta dal senatore Gualtieri, approvata nella seduta del 14-15 aprile 1992: "L'orientamento del Sios (servizio segreto) Aeronautica andò nel senso di privilegiare la tesi del cedimento strutturale. A questo orientamento furono improntati tutti gli atti compiuti dall'Aeronautica nelle prime fasi dell’inchiesta, anche se sin dai giorni immediatamente successivi all'incidente, vi erano informazioni che avrebbero potuto indirizzare le indagini in tutt'altra direzione". Il verdetto di cedimento strutturale già pronunciato priva l'azione della magistratura di ogni mordente: si perdono reperti, non si fanno svolgere perizie, non si interrogano i militari in servizio, non si ascoltano registrazioni.

Solo il 16 marzo 1989 il primo collegio peritale, nominato nel novembre 1984, consegna al giudice istruttore Bucarelli la sua relazione. I sei periti che compongono il collegio rilasciano alla stampa una breve dichiarazione: "Tutti gli elementi a disposizione fanno concordemente ritenere che l'incidente occorso al DC9 sia stato causato da un missile esploso in prossimità della zona anteriore dell'aereo. Allo stato odierno mancano elementi sufficienti per precisarne il tipo, la provenienza e l'identità".

Ricevono dal giudice il compito di proseguire le indagini per identificare il tipo di missile, ma le forti pressioni fanno vacillare le iniziali certezze investigative: due periti su sei non sono più certi del missile. Poi, a seguito di uno scontro con l’on. Giuliano Amato, che ha seguito la vicenda come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bucarelli abbandona l'indagine, che viene affidata al giudice Rosario Priore.

Il 15 maggio 1992 i generali, ai vertici dell'Aeronautica all’epoca dei fatti, sono incriminati per alto tradimento, "perché, dopo aver omesso di riferire alle Autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare statunitense, la ricerca di mezzi aeronavali statunitensi a partire dal 27 giugno 1980, l'ipotesi di un'esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dell'analisi dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate."

Nei primi mesi del 1994 vengono resi noti i risultati delle perizie ordinate dal Giudice Priore. Queste perizie parziali, che dovrebbero essere le fondamenta della perizia conclusiva, escludono che sul DC9 sia esplosa una bomba. Non ci sono tracce di esplosione sui cadaveri, non ci sono segni di "strappi" da esplosione sui metalli, le analisi chimiche non danno spazio all'ipotesi di una bomba e anche gli esperimenti e le simulazioni di scoppio danno risultati negativi. Invece, alla fine del luglio 1994 gli stessi periti si pronunciano per la bomba, anche se poi non sanno dire come era fatta, né dove era collocata. Ma per i PM Coiro, Salvi e Rosselli e lo stesso giudice Priore, "il lavoro dei periti d'ufficio è affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile”.

Le indagini si concentrano allora sullo scenario radar, per capire la situazione di un cielo che si vuol far credere vuoto da ogni presenza di aerei militari si chiede anche la collaborazione della Nato. Propri anche grazie a questa collaborazione, che ha portato a nuove conoscenze nel panorama radar, a fine agosto del 1999 il giudice Priore chiude l’istruttoria affermando che “l'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento”. Infatti, l’attenta lettura dello scenario radar della sera del 27 giugno 1980 rivela che il volo del DC9 era affiancato da un velivolo nascosto, il cui inserimento è avvenuto nella fase iniziale del volo, sopra la Toscana. In cielo è anche segnalata la presenza di un aereo-radar AWACS impegnato in una missione non identificata sull'Appennino Tosco-Emiliano, mentre i radar continuano a registrare attività aeree intorno al DC9 nell'area di Ponza e, pochi secondi dopo l'incidente, la rotta dell’aereo civile è attraversata da uno o due velivoli militari. Dall'esame dei tabulati agli atti, dalle conversazioni telefoniche e dalle dichiarazioni NATO, nell’imminenza dell’incidente risulta inoltre un’intensa attività aerea militare sui cieli del Tirreno, sempre negata dall'Aeronautica Militare italiana.

Vale la pena segnalare che il quadro che emerge dalle pagine della sentenza di Priore era già indicato anche dal National Transportation Safety Board, ente americano per la sicurezza dei voli, una cui relazione del novembre 1980 affermava che un oggetto non identificato aveva attraversato l'area del luogo dell'incidente da ovest verso est a grande velocità, nello stesso momento del verificarsi dell'incidente.

Esattamente contrarie le informazioni militari alla base delle dichiarazioni del Ministro della Difesa Lagorio, che ai primi di Luglio 1980, davanti al Senato, sosteneva che non si erano avvistate tracce che non fossero correlabili con il traffico conosciuto.

E nel dicembre 1980, il vertice dell’Aeronautica, che con una nota ufficiale informa il Governo che l'incidente è accaduto in una zona libera da altri voli, senza nessun segno né di collisione né di esplosione esterna o interna. Uno scenario che lascia spazio soltanto all’ipotesi di un cedimento strutturale.

Erano dati "inequivocabilmente significativi" quelli che i militari decisero di non trasmettere. Ancora i giudici: "Si tratta sostanzialmente di una prova di forza nella quale l’Aeronautica Militare mette in gioco la propria autorevolezza e credibilità nei confronti non solo dell’autorità politica, ma anche di quella giudiziaria…prospettando, contrariamente alla realtà emergente nelle varie fase delle indagini, una situazione di incontrovertibile certezza". Non vi è dubbio che "l'obiettivo fu raggiunto, se si pensa che dal dicembre 1980 non si segnalano significative iniziative d’indagine con riferimento alla problematica dei dati radar e della eventuale presenza di altri aerei in prossimità del DC9".

Il 1980 vede una situazione internazionale di estrema tensione. L’anno si apre con l’invasione sovietica dell'Afghanistan, iniziata nel dicembre del ’79. Per gli Stati Uniti – dove, a febbraio, iniziano le primarie – il 1980 è l'anno del fallito blitz per la liberazione dei 52 ostaggi detenuti in Iran, che contribuirà al declino dell'amministrazione Carter. In Europa, cresce la tensione sul problema del riarmo nucleare, con l’amministrazione americana che preme per l’installazione in Europa dei nuovi missili Cruise e Pershing 2, che dovrebbero bilanciare gli SS 20 sovietici, mentre nel mese di agosto, in Polonia, scoppia lo sciopero degli operai di Danzica. A questo scenario si aggiungono i problemi legati alla politica del colonnello libico Gheddafi, che si oppone alla firma del trattato di collaborazione tra Italia e Malta, interpretato come atto ostile. Dalla metà di giugno, si intensifica la tensione tra Egitto e Libia, con l'Egitto che dichiara lo stato di emergenza nella regione di confine.

In questo clima, la presenza militare Nato e soprattutto Usa sul fronte sud viene rafforzata, con il trasferimento di forze aeree negli aeroporti dell'Italia meridionale e l'intensificarsi della presenza di unità navali nel Mediterraneo. La tensione sale notevolmente a maggio: con la morte di Tito si teme un'invasione sovietica del paese, quasi una replica dell'invasione dell'Afghanistan.

A livello giornalistico si è sempre affermato che la vicenda Ustica è stata una tragica partita tra Italia, Usa, Francia e Libia. Non sembra trattarsi soltanto di interpretazioni giornalistiche, dal momento che questi paesi sono stati più volte indicati da personalità qualificate.

In un appunto trasmesso dall’ammiraglio Martini al Ministro della Difesa nel giugno 87, si leggeva: “Sembra che si stiano creando le premesse affinché le indagini si concludano con l’accertamento della responsabilità libica e lo scagionamento definitivo dei francesi. A tal proposito è di rilievo notare che: il recupero del DC9 Itavia è stato affidato alla società francese Ifremer nonostante i suoi legami con i Servizi segreti francesi; la perizia tecnica della “scatola nera” verrà effettuata dagli USA, dei quali sono noti gli orientamenti anti-libici; in passato sono già emerse indicazioni dell’esistenza di un “coordinamento” tra i Servizi segreti francesi e USA nella lotta contro il terrorismo internazionale e in funzione anti-libica.”. Nel corso dell’audizione dello stesso ammiraglio Martini in Commissione Stragi del 27 giugno 1990, questi precisava che, esclusi i libici che non avevano autonomia sufficiente né basi militari prossime alla zona, ed esclusa la presenza di velivoli italiani, le uniche nazioni ad avere possibilità operative nella zona erano la Francia e gli Stati Uniti. Soltanto molto più tardi il generale Arpino ha allargato il campo delle ipotesi, ventilando in Commissione Stragi la possibile presenza di portaerei inglesi.

Dice più esplicitamente il giudice Priore: "Se si pone tra le ipotesi della caduta del DC9 uno scenario esterno, in cui si suppone la presenza di più velivoli oltre quello civile; se tale ipotesi, venendo a cadere le altre, si rafforza; se emergono evidenze di velivoli coperti e di altri in caccia, è giocoforza dirigere le ricerche verso Paesi le cui aeronautiche erano al tempo in grado di esser presenti nel cielo del disastro... E poiché col tempo l’ipotesi della presenza di una portaerei ha preso vigore al punto che questa possibilità è stata ammessa anche dalla NATO, l’ambito delle investigazioni s’è ristretto al massimo. La Francia e gli Stati Uniti dislocano continuativamente portaerei e mezzi aeronavali nel Mediterraneo per la strategicità e la conflittualità dell’area e le forze armate di qualunque altro Paese non avevano sistemi radar in grado di monitorare l’area in oggetto.”

Se dunque Libia, Francia e Usa potevano avere mezzi aereonavali nel teatro dell’incidente, questi stessi tre Stati si sono segnalati per la loro insufficiente collaborazione con la nostra magistratura. “Le indagini, rivoltesi verso attività collegabili alla Francia … sono state irte di difficoltà, quando non bloccate da mancate risposte ed ingiustificati silenzi, comunque trascurate o disdegnate quasi come se si fosse rimasti offesi dalle pretese di sapere o semplicemente perché ritenuti sospettati.”

Quanto agli Stati Uniti, essi “si sono premurati di dare risposta a tutti i quesiti loro rivolti”, ma tali risposte non danno un contributo rassicurante sull’assenza di mezzi statunitensi in quel lasso di tempo, né separano nettamente le presenze incontestabili dall’evento di disastro.

“Sulla Libia”, secondo il magistrato, “non vi sono parole. È un Paese così distante dalle democrazie occidentali che qualsiasi colloquio appare difficile, se non impossibile. E infatti, oltre alle chiamate in reità degli Stati Uniti da parte del colonnello Gheddafi, l’assoluta inattendibilità della versione sulla caduta del MiG e la costituzione di una improbabile commissione d’inchiesta, venuta in Italia per chiedere informazioni e non per darle, nessuna altra voce.”

Venerdì 18 luglio 1980, a tre settimane dal disastro, in agro di Castelsilano, sulla Sila, viene rinvenuto un MiG 23 monoposto delle Forze Armate libiche: un costone di rocce è disseminato di rottami, il cadavere del pilota, dall’apparente età di 25-30 anni, è a mezza costa, a circa 60 metri vi sono tre grossi tronconi di aereo. Anni dopo, il 14 ottobre 1989, l’Agenzia libica Jana diffondeva il seguente comunicato riguardo al disastro di Ustica: “Si è trattato di un brutale crimine commesso dagli USA, che hanno lanciato un missile contro l’aereo civile italiano, scambiato per un aereo libico, a bordo del quale viaggiava il leader della rivoluzione colonnello Mohammer Gheddafi.”

Di altro segno un’intervista pubblicata sul settimanale “Oggi” del 24 maggio 1987, in cui l’ex Primo Ministro libico Abdel Hamid Bakkush, esule in Egitto e capo della più forte organizzazione anti-gheddafiana, dichiara che era stato il colonnello a dare l’ordine di abbattere il DC9 dell’Itavia.

Certamente la Libia non poteva considerarci nemici. Il primo pensiero va subito al fatto che è libica una consistente fetta del capitale azionario della Fiat. E sarà l’azienda torinese, con il suo amministratore delegato Romiti, a mettersi in moto subito per chiedere il recupero e la restituzione dei resti del MiG libico misteriosamente trovato sulla Sila. Dalle carte delle indagini risulta poi che presso le Officine Aeronavali di Venezia Tessera, in quegli anni, aggirando ogni tipo di embargo vigente contro la Libia, Lockeed C130 Hercules libici venivano modificati da civili in militari.

Sempre dagli atti emerge l’esistenza di un accordo segreto che prevedeva l’utilizzazione di aeroporti jugoslavi da parte di velivoli militari libici per addestramento e riparazioni. Gli aeroporti jugoslavi erano raggiungibili attraverso il Mediterraneo centrale, lo Ionio ed il basso Adriatico, con il sorvolo dello spazio aereo italiano; su questi sorvoli, i nostri controlli di avvistamento aereo chiudevano amichevolmente un occhio. Esistono documenti di centri Sismi che pongono in relazione la sciagura del DC9 Itavia con la vicenda della caduta del MiG libico sulla Sila

Nel dicembre del 1980 un giornale inglese, l’“Evening Standard”, pubblicava un articolo in cui si adombravano responsabilità francesi nell’abbattimento del DC9. Vi si legge che “l’aereo è stato colpito da un missile a guida infrarossa lanciato durante un’esercitazione. Si pensa che il missile sia stato accidentalmente attratto dai motori del DC9, più potenti di quelli del radiobersaglio verso cui era diretto. Fonti bene informate a Roma dicono che il missile è stato lanciato da un aereo militare decollato da una portaerei francese”.

La ricerca di una portaerei alla quale sembravano portare molte tracce radar rilevate nella giornata del 27 giugno 1980 ha molto impegnato gli inquirenti, i quali arrivarono alla conclusione che la portaerei francese Foch era giunta al porto di Tolone (Costa Azzurra) il 26 giugno, mentre la Clemenceau vi giungeva nella giornata successiva

Nel febbraio del 1992 l’ammiraglio francese Lacoste, già direttore del Servizio esterno francese, in un’intervista faceva generico riferimento a controlli compiuti in Francia, due anni prima, per accertare eventuali coinvolgimenti di aerei o navi francesi la sera del 27 giugno 1980, concludendo che tale inchiesta aveva avuto esito negativo. Ma quando da parte italiana si chiedono informazioni e documentazione su tale inchiesta, non si ottiene nessuna risposta. Nessuna risposta anche sui velivoli libici che volano da aeroporti francesi a Tripoli, sui velivoli con sigle d’origine francese registrati dai radar, sulle attività della base di Solenzara e sulle esercitazioni aeree francesi la sera dell’incidente, nonché sull’eventuale adozione sui caccia francesi di serbatoi supplementari del tipo rinvenuto in mare vicino ai relitti del DC9.

Risulta invece evidente, dall'ascolto delle conversazioni fra i siti radar militari, una grande tensione per la presenza di aerei militari, probabilmente americani, nella zona dell'incidente. Altrettanto chiara dalle registrazioni la ricerca di una portaerei, la cui presenza appare indicata da tracce radar che partivano dal mare. Portaerei che gli investigatori hanno creduto di individuare nella Saratoga, al tempo in servizio nel Tirreno. Al riguardo, certamente non ha fatto sufficiente chiarezza l'ammiraglio James Flatley, comandante della Saratoga, che in varie interviste e deposizioni ha cambiato più volte versione, parlando di uscita breve per una esercitazione tra la Sardegna e Corsica, di simulata uscita, di esercitazione da fermi, poi ancora di nave ancorata e non in attività. Anche la lettura del diario di bordo lascia perplessi: vengono alla luce cancellature, evidenti riscritture e correzioni, annotazioni per varie pagine (quindi con notevoli differenze temporali) effettuate dalla stessa mano.

A pochi giorni dall'evento arriva allo Stato maggiore dell'aeronautica italiana un telex dal comando americano, nel quale si afferma che non ci sono aerei Usa in zona al momento del disastro. Bisognerà arrivare al 1997 perché l’allora sottosegretario di Stato Usa per gli affari europei e canadesi, John Kornblum, in una conferenza stampa, ammettesse che “è vero, c'erano aerei e navi americane in quell’area”, salvo poi ribadire che “gli Stati Uniti non sono coinvolti in quell'incidente". La copia conforme del telex, tradotto in italiano, viene postdatata al 3 dicembre 80, per non fare apparire che vi era, da subito, una forte preoccupazione da parte italiana per la presenza di aerei militari nell’area e dare a intendere che, quindi, i militari non seguivano minimamente la vicenda.

Un’ulteriore testimonianza contribuisce però a smentire i militari. È quella di Steve Lund, consulente tecnico della Mc Donnell Douglas (la casa costruttrice del DC9), inviato in fretta e furia a Roma a tre giorni dall’incidente. "Ricordo che mi hanno fornito dati radar”, ha dichiarato, “e ricordo che dai calcoli effettuati sui dati emergevano tre punti del tracciato che non sembravano appartenere alla traiettoria dell’Itavia”. Alla fine del suo lavoro, Lund pervenne alla conclusione che i dati non corroboravano in alcun modo l’ipotesi del cedimento strutturale.

Nel 2003 un giovane studioso americano ha messo a disposizione dell'Associazione dei Parenti delle Vittime il "diario" dell’attività dell'ambasciata americana a Roma relativa alla strage di Ustica. A prima vista la documentazione colpisce per la sua mole: sono migliaia di annotazioni dedicate ad un episodio italiano, un “qualunque” incidente aereo senza nessun cittadino americano fra le vittime. La numerazione delle pagine attesta l’esistenza di oltre 1500 fogli, solo la metà sono stati effettivamente consegnati e in questi abbondano gli omissis. Va innanzitutto segnalato che non vi sono notizie della frenetica attività – emersa e provata dalle indagini – della stessa ambasciata americana nella notte dell'incidente. La mole della documentazione denota un particolare interesse e un grande lavorio. L’impressione è che scopo dell’ambasciata non sia documentarsi sulla vicenda e farsi tramite con i vari Enti americani per rendere più agevole le risposte ai vari quesiti degli investigatori italiani e dell’opinione pubblica in generale. L’impegno è, da una parte, infiltrarsi nelle indagini, avere occhi amici all’interno delle varie commissioni peritali, seguire gli sviluppi delle ricerche, avere informazioni dirette e, dall’altro, individuare a livello politico e governativo chi è più interessato all’esito delle inchieste, capirne le intenzioni e cercare di condizionarlo e influenzarlo o addirittura isolarlo. Tutto questo è particolarmente evidente nei riguardi del Governo Amato-Andò. Ed è un fatto che la pressione da parte dell’esecutivo italiano sugli Usa per ottenere informazioni sulla vicenda si affievolisce con il passare del tempo, fino ad accettare senza particolari proteste, nello stesso 2003, il diniego ufficiale della CIA a collaborare durante lo svolgimento del processo in Corte d’Assise a Roma.

Abbiamo visto dunque come le lunghissime indagini abbiamo illuminato i fatti e scandagliato le prove raccolte dandoci una prima descrizione della realtà e di quanto messo in atto per ostacolarla.

Tutto questo non può bastare e non può acquietarsi il nostro desiderio di completa verità davanti alla certezza di altre notizie disponibili presso altri Paesi, amici o alleati: vale la pena ancora domandare. Per una questione di dignità nazionale.

Daria Bonfietti

Presidente Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica


venerdì 3 dicembre 2010



Il librettino del cazzo della società della salute

Mercoledì 1 Dicembre trovo nella cassetta della posta un librettino, prima di aprire la cassetta ho pensato - I soliti Testimoni di Geova ? - poi aprò la cassetta e cosa ti trovo? Un librettino intitolato: "Salute come Bene Comune" sotto titolo " Prevenzione, Partecipazione, Consapevolezza, Crescita Culturale. E poi in altto a sinistra sulla copertina " Società della Salute - Zona Fiorentina Sud -Est . Nel mezzo della copertina c'è un disegno con l'insieme dei comuni interessati e sotto tre fotografie con una famiglia sorridente, bambini che saltano sull'erba e due donne, di cui una in camice, che sembrano prestare assistenza ad una signora anziana. SAPETE QUAL'E' STATA LA MIA REAZIONE? UN INCAZZATURA ISTANTANEA!!!!

Il 16 Giugno del 2008, mio papà inizio a stare molto male. Durante la notte andò per alzarsi dal letto e cadde rovinosamente a terra. Mi chiamò disperato ( meno male che quella notte dormivo da mio padre), era paralizzato e non riusciva più a rialzarsi. Lo sollevo, cerco di tranquillizzarlo e l'aiuto ad andare in bagno a fare pipì. Durante la notte cadette altre tre volte, a quel punto capendo che non era un episodio isolato chiamo il 118. L'ambulanza arriva dopo 30 minuti, mio papà viente portato all'ospedale di Ponte a Niccheri. Impossibilitato a seguirlo, provo a tornare a dormire, ma sono così scosso da non riuscirvi. Dopo qualche ora mi chiama l'ospedale dicendomi che mio papà non ha nulla e che sarà dimesso da li a qualche ora. Mi precipito al Pronto Soccorso, lo trovo ancora paralizzato in uno stato di prostrazione e un pò confuso. Chiamo il primario e gli dico - Secondo lei mio papà è da dimettere? Ora chiamo i Carbinieri e faccio mettere a verbale la sua decisione, se poi succede qualcosa la responsabilità se la prenderà lei. Il primario, che prima sembrava tanto sicuro di mandare mio papà a casa inizia a tergiversare e dice - No, aspetti non chiami i Carabinieri, vediamo di mandarlo a fare la riabilitazione - Da una occhiata al terminale e poi esclama - C'è posto a Villa Ulivella, lo mandiamo lì - e così in serata mio papà è trasferito verso la nuova residenza sanitaria. Un medico di lì, poi mi dirà - Ma chi è quel cane che voleva dimetterlo, ci pensiamo noi a suo papà - Per la cronaca, mio papà rimarrà in riabilitazione tre mesi e mezzo, recupererà così la capacità di camminare, seppure in maniera limitata. Mi domando, ma se mio papà fosse stato un anziano solo, se non avesse avuto un figlio che si è oppoosto alla sua dimissione, sarebbe stato madato a casa a morire!!!! Altro che società della salute, altro che Salute come bene comune, altro che Prevenzione, Partecipazione, Consapevolezza e Crescita Culturale. Il più totale MENEFREGHISMO egregio Luciano Bartolini, presidente della Sds Zona Fiorentina Sud Est. Mio papà in seguito avrà delle ricadute e ogni volta sia per ricevere l'aiuto delle strutture sanitare del Comune di Tavrnelle Val di Pesa, sia per ricevere le giuste cure nell'ospedale di Ponte a Niccheri, ogni volta ho dovuto mettere di mezzo i Carabinieri, che ad un certo punto volevano fare una denuncia per omissione di soccorso, visto che mio papà continuava ad essere sballottato da Ponte a Niccheri alla RSA dove in seguito è stato ricoverato. Nel frattempo gli è stato negato l'accompagnamento, perchè le visite che vengono fatte, sono molto sbrigative e poco approfondite. Il 23 Giugno 2009, dopo una serie infinita di peripezie ed inzcazzature varie, mio papà è deceduto. La settimana prima, al suo ultimo ricovero prescritto dal medico di famiglia gli sono state negate le trasfusioni di cui aveva bisogno. In un giorno ha fatto quattro volte il viaggio in ambulanza dall'ospedale alla RSA, e l'ultima volta sono0 dovuto intervenire personalmente per farlo ricoverare, i Carabinieri erano inkazzatissimi anche loro. Mettetevelo nel culo il vostro librettino, cara società della salute di questo cazzo e imparate a comportarvi in maniera corretta verso le persone che sono seriamente ammalate. E la prossima volta che ci saranno le elezioni, sò già per chi votare .... PER NESSSUNO!!!!!



Alla memoria di Giovanni Mannucci, mio padre, che dopo aver lavorato onestamente tutta una vita facendo grandi sacrifici alla fine è stato abbandonato dalle istituzioni per le quali aveva contribuito con il sudore della sua fronte.

Oliviero Mannucci

PS: ingrandite l'immagine qui sotto ( clikkandoci sopra) e leggete questo articolo uscito sul Corriere Fiorentino del 5 Dicembre 2010


Avete letto?! Una cosa vergognosa, altro che Società della Salute de 'sto ciufolo!

domenica 24 ottobre 2010

Mangiare meno carne fa bene alla salute. Anche a quella del pianeta

Se consumassimo 2-3 porzioni alla settimana si ridurrebbe l'incidenza di malattie cardiovascolari e tumori e si combatterebbe il cambiamento climatico.

CARNE
E DOPO MANGIATO...

dormireLa ricetta per salvare l'ambiente: dormire di più

Dormire bene fa bene a noi stessi, a chi ci circonda e anche all’ambiente. Si consuma meno energie e si bruciano più calorie.

Mangiare meno carne riduce enormemente il rischio di malattie cardiovascolari e tumori. Non solo: secondo una ricerca promossa da Friends of the Earth, se tutti ne riducessimo il consumo a due-tre porzioni la settimana (l'ideale sarebbero 210 grammi) ogni anno salveremmo 45mila capi di bestiame.

La ricerca contiene anche un’analisi dei comportamenti alimentari degli inglesi, realizzata dall’esperto del settore Mike Rayner, secondo la quale con la diffusione su larga scala di una dieta a ridotto contenuto di carne, si potrebbero evitare 31mila decessi per malattie cardiovascolari, 9mila per cancro e 5mila per ictus.

Un beneficio enorme per la salute, anche per quella dei conti pubblici, dal momento che il sistema sanitario risparmierebbe 1,2 miliardi di sterline (pari a oltre 1,3 miliardi di euro).

Mangiare meno carne significa inoltre contribuire in modo concreto alla lotta al cambiamento climatico (le flatulenze del bestiame d’allevamento sono una delle principali cause di emissioni di gas serra!) e alla deforestazione. In Sud America in particolare infatti metri e metri quadrati di foresta stanno cedendo il passo a pascoli per allevamenti destinati a rifornire le tavole europee.

Un piccolo “sacrificio” che fa bene alla salute nostra, del pianeta e delle finanze. A volte qualche rinuncia, se condivisa da molti, può fare una differenza enorme.


Commento di Oliviero Mannucci:

Se farebbe bene mangiare meno carne sia all'uomo che al pianeta, immaginate se tutto il genere umano diventasse vegetariano. In Italia siamo circa 7 700 000 coloro che per scelte etiche, spirituali, ecologiche etc. non consumano più la carne dei nostri fratelli minori animali, come li definiva S.Franceso d'Assisi. In Europa il processo verso il vegetarianesimo è assai più avanzato, e in molti paesi del UE è facile trovare anche mense verdi universitarie e ristoranti che quando arriva un vegetariano non hanno nessun problema a proporre un menù più che dignitoso. Qui in Italia invece, dipende da regione a regione a paese a paese. Poi ci sono ancora alcune persone che quando sentono che hanno a tavola un vegetariano si irritano e cominciano in maniera molto maleducata a cercare di convincerti che stai sbagliando con domande, e discorsi che non stanno ne in cielo ne in Terra. Come mai sei vegetariano? Dove le prendi le proteine? La verdura è tutta acqua? La carne ci vuole, perchè l'uomo è onnivoro (?) e tutta una serie di stronzate del genere. Questi signori, oltre quindi ad infrangere una regola del galateo, infrangono anche le palle del malcapitato di turno, esternando tutta la loro ignoranza sull'argomento. Spero che voi cari amici lettori non facciate parte di questa schiera di scriteriati. Come quelli che fumano, prima fanno quello che cazzo gli pare, poi quando gli arriva il tumore alò polmone piangono come vitelli. Ognuno è padrone di fare quello che vuole nella propria vita, ma poi bisogna anche saper accettare le conseguenze delle proprie scelte, e molti di quelli che vogliono vivere senza regole, vorrebbero fare come gli pare, ma poi quando arriva la reazione al loro comportamento scriteriato non sono pronti a subire le conseguenze che meritano e se la prendono con Dio o con altri, mai e poi mai accetteranno il fatto che sono loro a sbagliare e se provi a dirgli qualcosa in maniera garbata per cercare di aiutarli a cambiare reagiscono anche in maniera violenta talvolta, come fossero indemoniati, indemoniati d'ignoranza, purtroppo.


Oliviero Mannucci

vegetariano dal 1985


venerdì 15 ottobre 2010

Ibernazione e Garmin

Pubblicità Progresso


Il 24 Agosto 2010 ho riportato indietro il mio NUVI1350 ( acquistato un anno prima) al negozio Euronics di Poggibonsi perchè ha improvvisamente cessato di funzionare. Mi fu detto che in 15 -20 giorni mi sarebbe stato o riparato o sostituito, ebbene siamo al 15-10-2010 e ancora non ho visto nulla. Cari amici lettori, tenete in considerazione quanto vi ho detto. Se acquistate un navigatore Garmin che dovesse avere qualche problema, per avere qualche speranza di rivederlo dovete seriamente prendere in considerazione il fatto di essere ibernati, sperando che al risveglio la Garmin abbia fatto il suo dovere, sempre se come ditta esisterà ancora, visto come lavora.

Perugia Scienza Festival, un organizzazione deficitaria e maleducata

Pubblicità Progresso

Sono stato contattato dalla segreteria del Perugia Scienza Festival tramite e-mail perchè ci tenevano che pubblicassi sul mio blog " I tempi sono maturi" la scaletta della loro manifestazione. Negli anni passati, sono stato contattato più volte perchè avevano bisogno di volontari per le dimostrazioni e gli esperimenti da fare nei vari stand della manifestazione, io ho risposto mettendomi a disposizione, ma da codesta segreteria non ho mai ricevuto una risposta. E adesso però mi dicono che gli farebbe comodo farsi pubblicità sul mio blog. Ma col cavolo che ve la metto la pubblicità delle vostre attività!!!!! Chissà, magari la prossima volta sarete più scientifici ed educati a rispondere a chi vi scrive?!

martedì 5 ottobre 2010

Massoneria, politica e criminalità.
L’importanza dell’inchiesta di De Magistris, e la dimenticata inchiesta Cordova
Prof. Paolo Franceschetti - www.paolofranceschetti.blogspot.com

Premessa.
L’inchiesta portata avanti da De Magistris probabilmente tocca quello che a nostro parere è il problema più grosso del nostro stato, da decenni: i rapporti tra criminalità organizzata, politica e finanza.
Pochi si ricordano dell’inchiesta che nel 1992 Cordova fece sulla massoneria calabrese. E pochi hanno notato le similitudini con l’attuale inchiesta di De Magistris. Vale la pena di ricordarle. Prima però segnaliamo che oggi tutte queste inchieste – ma molto altro ancora - sono raccontate in un libro, Fratelli d’Italia, di Ferruccio Pinotti. Il libro è grande, 800 pagine circa. E’ ben documentato, e contiene anche interviste ad alcuni Gran maestri di diversi Riti. Ma da esso è possibile ricavare alcuni punti fermi che possono essere oggetto di approfondimento.
Analizzare il sistema massonico, e capire tutte le implicazioni che comporta questa istituzione, le interferenza con la società, con la giustizia, ecc., è una cosa impossibile da fare nelle poche righe di un articolo di un blog. Sarebbe un po’ come voler spiegare il funzionamento del mondo in poche righe. Il nostro scopo quindi è solo fornire alcuni spunti di riflessione per permettere poi un ulteriore approfondimento a chi lo vorrà fare, rimandando ad altri libri o testi.
Evidenziando, in particolare, quei punti che vengono di solito trascurati quando si parla di massoneria, che sono importanti per capire realmente il sistema nel suo insieme.

Alcuni dati.
In massoneria sono iscritte in Italia circa 50.000 persone, tra iscritti ufficiali e non ufficiali (c.d. all’orecchio perché il loro nome non compare nelle liste ufficiali). Questo numero immenso di persone è costituito prevalentemente da militari, imprenditori, professionisti, docenti universitari, politici. In altre parole buona parte dell’inteligencia italiana e delle persone che ricoprono incarichi di potere.
Tra questi ricordiamo come legati direttamente o indirettamente alla massoneria, Cossiga, Andreotti, Prodi, Berlusconi, De Benedetti, molti componenti legati alla famiglia Agnelli, Vittorio Valletta (dirigente Fiat per molti anni, l’uomo che ha portato la nostra fabbrica al successo degli anni d’oro), i governatori della Banca d’Italia Fazio, Ciampi, Carli, l’ex presidente di Mediobanca Cuccia, l’ex presidente del senato Marcello Pera, ma anche molti cardinali, vescovi, il Preside della facoltà di beni culturali di Bologna Panaino, ecc…

In particolare il mondo bancario, finanziario e imprenditoriale ha legami fortissimi con la massoneria. Oltre ai già citati Agnelli, De Benedetti, e molti presidenti della Banca d’Italia, troviamo Volpi, Joel, Toeplitz, Stringher, Caltagirone, De Bustis (che apparterrebbe agli illuminati, secondo il libro di Pinotti), secondo alcune voci Consorte, Fiorani e tanti altri.
D’altronde, per capire i buoni rapporti tra massoneria e cariche ufficiali dello stato, basti pensare che Prodi alla riunione di apertura del GOI (Grande oriente d’Italia) ha mandato un messaggio di augurio e benvenuto, di cui vale la pena riportare il testo: “La repubblica e il Governo vi salutano, la Repubblica si riconosce nei valori della massoneria”. Il saluto è stato portato dal sottosegretario alle politiche giovanili De Paoli.

Mentre l’ex Presidente della Corte Costituzionale e della RAI Baldassarre ha presenziato di recente ad una riunione del GOI, intervenendo sul tema della tripartizione dei poteri dello stato.
In altre parole: i legami tra alte cariche dello stato e massoneria sono fortissimi ed indiscussi. Sono poco pubblicizzati e poco dichiarati, questo si. Ma sono ufficiali.
Nulla di strano in ciò. Basti ricordare che il primo parlamento dell’Italia unita era composta in gran parte da massoni come Crispi, Depretis, Zanardelli.

Ogni tanto poi spuntano collegamenti con la massoneria deviata, addirittura da personaggi insospettabili. Pannella infatti tentò di candidare nelle sue liste nientemeno che Licio Gelli, il capo della famigerata P2 al fine, si presume, di fargli avere l’immunità parlamentare. Ma la sua spiegazione ufficiale fu che lo candidava perché in cambio Gelli prometteva di rivelargli i suoi segreti. Una spiegazione delirante, che Pannella dette addirittura in commissione parlamentare. Ma che dimostra come il potere politico vada a braccetto in tranquillità con personaggi che hanno cospirato contro lo stato, e commissionato delitti di ogni tipo, stragi comprese, fino a portarli dentro al parlamento.

La massoneria come istituzione mondiale.
La massoneria è un fenomeno mondiale, organizzato cioè su scala mondiale. Il vertice del Grande Oriente, in tutto il mondo, si trova nella corona inglese. Sono appartenuti alla massoneria quasi tutti i Presidenti degli Stati Uniti, e personaggi come Gheddafi e Arafat, presidenti Francesi, Re Del Belgio, di Olanda, e via discorrendo. Ovverosia i vertici del mondo.
E’ una creazione della massoneria – come, perché, e in che misura, sarebbe un problema tutto da studiare e approfondire – l’ONU, ma anche la Croce Rossa , il WWF (il cui presidente è Filippo Di Edimburgo).

Fu una creazione massonica il cosiddetto gruppo Bilderberg, e lo fu anche la cosiddetta commissione Trilaterale.
Per capire il problema che potenzialmente può crearsi, in virtù di questa fratellanza tra esponenti di spicco di ogni parte del mondo, si cita spesso l’episodio del Britannia, del 1992; in quell’anno, sul Piroscafo Britannia, della Corona inglese, si riunirono alcuni vertici della finanza e della politica mondiale, tra cui Draghi e Prodi e si decise che sarebbero state privatizzate alcune aziende italiane. Passarono in mani straniere dopo questa riunione la Buitoni , la Invernizzi , Locatelli, Ferrarelle, ecc... Inoltre in quell’occasione, stando a quello che riportano alcuni storici e giornalisti, pare – ma il condizionale è d’obbligo – che si decidesse l’affossamento della lira che infatti avvenne negli anni seguenti, ove la nostra moneta conobbe una svalutazione senza precedenti (fine della svalutazione era quella di far acquistare le nostre aziende ad acquirenti stranieri, per un prezzo irrisorio).

Si spiega probabilmente così – in virtù del legame massonico mondiale - la presenza della Banca d’Inghilterra (i cui vertici sono nominati dalla Corona Inglese) nella BCE con il 17 per cento delle quote (nonostante non sia un paese dell’area Euro); e si spiega così perché molte banche italiane effettuano investimenti ingenti in azioni di Chase Manhattan Bank, Barclayrd, Morgan Stanley, ecc., tutte legate direttamente o indirettamente alla Corona Inglese per mezzo di un complicato gioco di scatole cinesi, creando dei conflitti di interessi spaventosi.
La massoneria ha diverse sfaccettature. Esistono migliaia e migliaia di logge, e decine di istituzioni massoniche o paramassoniche (organizzate cioè come la massoneria, senza potersi chiamare ufficialmente con questo nome). Abbiamo il Grande Oriente, la più diffusa a livello mondiale. Poi abbiamo i Rosacroce, I cavalieri di Malta, i Templari, l’Opus Dei e chissà quante altre magari sconosciute. Tutte queste istituzioni sono caratterizzate dal segreto per quanto riguarda il loro funzionamento interno, e dal fatto di trasformarsi, spesso, in veri e propri comitati di affari, anche illeciti.

Queste istituzioni sono diverse tra di loro, e talvolta sono in conflitto. Ma molto spesso collaborano e cooperano. Basti ricordare che Gelli apparteneva contemporaneamente alla P2, che tecnicamente era una loggia del Grande Oriente, ma era iscritto anche ai Cavalieri Di Malta e ai Templari, per sua stessa ammissione.

Le logge massoniche coperte.
In teoria la massoneria è un istituzione in cui si entra per fare un percorso iniziatico di conoscenza e approfondimento dei temi principali dell’esistenza. Questo è senz’altro vero per alcuni o molti dei suoi iscritti e per numerose logge.
In teoria poi la lista degli iscritti dovrebbe essere pubblica, essendo vietate dal nostro ordinamento le associazioni segrete.

Ma in realtà esiste il fenomeno delle logge massoniche coperte, o segrete, dove si iscrivono uomini politici che non vogliono rivelare la loro appartenenza alla massoneria; e a queste logge si affiliano anche boss mafiosi come Inzerillo, Bontate, Riina, Bagarella, Lo Piccolo, Mandalari (il commercialista di Riina) che certamente non entrano in questa istituzione per una sete di conoscenza e approfondimento della ricerca interiore.
La ragione dell’esistenza delle logge coperte la spiega il Gran Maestro Di Bernardo, a pag. 396 del libro: “Le logge coperte sono sempre esistite. La loro funzione era quella di salvaguardare persone di particolare importanza istituzionale, politica e finanziaria, proteggendole da pressioni indebite da parte di altri fratelli”.
Le logge massoniche coperte insomma sono il collante tra criminalità organizzata, politica, finanza e imprenditoria (non a caso i più grandi scandali finanziari italiani hanno visto come protagonisti dei massoni). E le logge massoniche coperte sono il motivo, o comunque uno dei motivi, dell’espansione della criminalità organizzata mafiosa nelle regioni del centro e del nord.

Un esempio chiarirà meglio la questione. Se un capo camorra deve costruire un grosso immobile al nord, qualora sia affiliato alla massoneria, chiederà aiuto ai “fratelli” del nord. Che, per il solo motivo di avere davanti un fratello, lo aiuteranno in questa impresa. Se deve riciclare denaro sporco, sono ancora una volta le collusioni con un banchiere massone che consentiranno questo riciclaggio. E il legame massonico è la spiegazione dell’espansione della mafia negli stati dell’Unione Europea. Considerando che la massoneria è una fratellanza “mondiale” non sarà difficile per un mafioso trovare appoggi in Russia, in America, o alle Cayman.
Così come non è difficile, per massoni appartenenti alle varie mafie, entrare in collegamento tra loro e stringere patti di alleanza; di qui nascono i patti di alleanza tra mafia, ‘ndrangheta e camorra.
Ecco il motivo per cui quando un magistrato inizia ad indagare sulle cosiddette logge massoniche coperte viene regolarmente silurato, fisicamente e/o lavorativamente.

Il problema centrale della massoneria. Il giuramento massonico.
Ora, qui sta il nodo centrale del problema massoneria, tra gli iscritti alla massoneria esiste un giuramento di fedeltà che li porta ad aiutarsi l’un l’altro.
Questo è il nodo cruciale del problema massonico: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale?
Il tema, ovviamente, è tutto da approfondire, perché ovviamente i più alti esponenti della massoneria negano che il loro giuramento di fedeltà prevalga sulle leggi dello stato. Ma, francamente, quando in una loggia coperta operano mafiosi, esponenti dei servizi segreti, imprenditori, e politici, c’è perlomeno da dubitare di queste affermazioni di lealtà allo stato.

Occorre inoltre tenere presente una cosa che pochi sanno; all’interno la massoneria ha i propri tribunali, organizzati in tre gradi proprio come avviene nell’ordinamento giudiziario italiano.
La massoneria si configura quindi come un vero stato nello stato. Potremmo dire uno stato al di sopra dello stato. O perlomeno, per usare le parole della 32 Commissione parlamentare antimafia, “le logge coperte … sono in grado di determinare gravi interferenze nell’esercizio di funzioni pubbliche”.
Ecco il motivo dell’allarme che suscita la possibilità che un presidente del Consiglio possa appartenere ad una loggia coperta di San Marino o comunque avere interessi ad essa legati.
Ecco la potenziale bomba che potrebbe scoppiare se l’inchiesta di De Magistris, nei suoi contenuti, fosse portata alla luce. Ed ecco perché il clamore mediatico si preferisce dirottarlo sul problema del suo “presenzialismo” in TV, per stornare l’opinione pubblica da un problema immenso, che coinvolge il problema dei rapporti tra politica e criminalità organizzata.

Il legame della massoneria con i servizi segreti
C’è un dato importante poi che non bisogna trascurare: i servizi segreti sono quasi sempre stati diretti da appartenenti alla massoneria, con tutte le conseguenze del caso. E’ documentalmente accertato che furono diretti per quasi 30 anni da appartenenti alla massoneria, oggi non si sa poiché mancano elenchi di iscritti recenti. Ma non a caso è coinvolto nell’inchiesta di De Magistris l'odierno capo della sezione calabrese del Sismi, oltre a vari politici.
Per qualche decennio i servizi segreti non rispondevano, insomma, al Governo, ma a Gelli. Ed è probabilmente per questo – per la presenza dei servizi segreti deviati - che in tutti i fatti giudiziari più gravi di questi ultimi anni, quando erano presenti i servizi segreti, i testimoni sono morti in modo misterioso e sempre con le stesse tecniche (suicidi in ginocchio; incidenti stradali; infarti improvvisi). Diciamo “probabilmente” perché il dubbio è sempre un obbligo, quando si tenta di ricostruire un sistema di potere senza avere prove documentali certe (cosa peraltro estremamente facile quando chi deve indagare è legato a quel gruppo di potere e per non tradire il giuramento fatto non indaga). Tuttavia è un fatto che nei principali episodi stragisti dell’Italia di questi ultimi decenni (solo per far qualche esempio: Italicus, Ustica, Moby Prince, Piazza Fontana; Strage di Bologna; strage di Via D’Amelio e strage di Capaci) i servizi segreti deviati erano sempre coinvolti in vario modo; e i testimoni sono sempre morti nello stesso identico modo: con una tecnica che oltre ad essere sempre uguale, è indizio dell’intervento di persone che adottano tecniche sofisticate (ecco il significato dell’espressione “menti raffinatissime” usata da Falcone riguardo al suo attentato all’Addaura). Ciò indica che probabilmente c’è un filo conduttore tra tutte queste stragi. E questo filo conduttore probabilmente lo si troverebbe nello logge massoniche deviate.


Conclusioni.

In conclusione: le logge massoniche coperte sono il collante che lega tra di loro criminalità, finanza e politica. Il giuramento massonico, e i vari legami che in queste sedi si creano, sono la spiegazione dell’espansione della criminalità organizzata in tutti i campi della vita sociale e politica. Ai vertici della finanza, della politica, dell’imprenditoria, ci sono molto spesso persone legate, direttamente o indirettamente alla massoneria. E i servizi segreti deviati sono stati, da sempre, il braccio armato della massoneria deviata.
Ma su queste logge è impossibile indagare, perché, appunto, chi tocca questi fili muore, o viene delegittimato.
Per questo motivo è importante seguire da vicino, per tutti noi che ci occupiamo di queste vicende, le vicende di De Magistris, Woodcock e Forleo. Perché, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno toccato i vertici del potere. Hanno toccato cioè quel filo sottile che lega politica e criminalità, ove risiede la spiegazione della maggior parte dei disastri che affliggono il nostro paese da decenni.

Approfondimenti.
Gli interrogativi suscitati dal fenomeno massonico sono molti e andrebbero approfonditi ben oltre quello che è lo spazio di un blog come questo.
Segnaliamo alcune domande e spunti di riflessione.

- In che rapporto sono le logge coperte con quelle ufficiali? Le logge ufficiali dichiarano spesso l’illegittimità e la criminalità di queste logge coperte. Ma al di là delle posizioni ufficiali, i singoli iscritti in che rapporti sono tra loro? E i tribunali massonici, valgono anche per le logge coperte, oppure solo per quelle ufficiali? In altre parole: le logge coperte in che misura partecipano alle atività e sono collegate con le logge ufficiali?

- Dall’essere iscritti in massoneria derivano spesso le proprie fortune e i propri legami; come si comporta allora un funzionario dello stato quando si troverà a dover scegliere tra far prevalere il giuramento di fedeltà allo stato e quello alla massoneria? Cioè quando si troverà a dover scegliere tra il violare la legge, o perdere d’un colpo la fortuna che gli è arrivata attraverso i canali massonici?

- Il giuramento massonico è compatibile con il giuramento che un servitore dello stato fa, nei confronti dello stato stesso?

- In che misura l’appartenenza alla massoneria di alte cariche dello stato, è in grado di interferire nelle corrette relazioni tra stati? Questo tema vede un vivace dibattito tra teorici del complotto, che vedono la massoneria come un’organizzazione sovranazionale che decide spesso le sorti dell’umanità; e coloro che negano l’esistenza di questo complotto, di queste collusioni tra alti vertici delle istituzioni. Eppure queste collusioni possono essere intraviste.

Riportiamo le parole di Di Bernardo, Gran Maestro degli Illuminati: “Le concordanze ci sono sempre al vertice. A un certo livello ci sono sempre state, segretamente. Quando si parla di questo filo segreto si parla di un dialogo sottile, profondo, che esiste tra persone di qualità. Sono queste convergenze a evitare – in caso di crisi o conflitti – i danni maggiori le situazioni irreparabili E’ chiaro che, alla base della piramide, troviamo il prete e il massone che si comportano come Don Camillo e Peppone. Ma i vertici, poiché sono vertici illuminati, si toccano sempre. Questo vale per tutto. E io ritengo che siano non solo fortunati, ma beati, coloro che – sia pure per un singolo istante della loro vita - possono vedere queste connessioni ideali tra i vertici”.

Bibliografia essenziale
Pochi avevano fatto un’indagine accurata su questo fenomeno, ma oggi è stato fatto da Ferruccio Pinotti, Fratelli D’Italia, BUR.
I molti, giovani e non, che della massoneria sanno poco o nulla possono vedere anche la voce corrispondente su Wikipedia.
Per approfondire il problema della massoneria però si può leggere:

- Trame atlantiche, storia della loggia massonica P2 di Flamini, Kaos edizioni

- Arcuri, Sragione di stato, BUR.

E’ utile leggere libri scritti da Massoni e diretti a Massoni.

- Il libro nero della Framassoneria, di Serge Raynaud de La Ferriere , scritto da un 33 grado della massoneria, ove si parla esplicitamente della massoneria come di un’organizzazione verticistica mondiale.

- Statuti generali della società dei liberi muratori. Si trova in vendita in alcune librerie esoteriche, o su Internet, inserendo su Google il titolo.

Ricordiamo poi le inchieste più importanti riguardanti la massoneria:
quella sulla Loggia P2 (su cui si possono trovare molti libri e atti parlamentari)
Loggia Camea. Ne parla Arcuri nel libro “Sragione di Stato”, BUR.
Loggia Scontrino, scoperta a Trapani.
Inchiesta De Magistris e Inchiesta Woodcock, attualmente in corso.
Da leggere anche il Libro nero della finanza internazionale, edizioni Nuovi Mondi Media, di Robert Denis e Backes Ernest

www.disinformazione.it


venerdì 1 ottobre 2010

Inchiesta della Procura di Torino per le morti da vaccino antinfluenzale. 161 casi nel 2008-2009 e 396 nel 2009-2010!

pubblicata da Simona Camiolo il giorno giovedì 16 settembre 2010 alle ore 14.24

In un anno 396 vittime del vaccinoDanni alla salute invece di prevenire l'influenza: inchiesta della ProcuraA cura di Raphaël Zanotti, tratto da www.lastampa.it http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/313882/

Nel giro di un anno le reazioni violente ai vaccini stagionali contro l’influenza, con danni alla salute dei pazienti, sono più che raddoppiate. Un dato preoccupante che il procuratore vicario di Torino, Raffaele Guariniello, ha deciso di indagare con l’apertura formale di un’inchiesta. La preoccupante statistica è dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, obbligata per legge alla sorveglianza sanitaria. Parla di 161 casi nella stagione 2008-2009 e di ben 396 in quella 2009-2010. Un dato che, in qualche modo, può essere spiegato dalla maggiore attenzione dovuta all’esplodere, nell’anno appena trascorso, della fobia per il virus A/H1N1, ma non solo.

L’indagine prende spunto da due querele, arrivate nei giorni scorsi sulla scrivania del magistrato, presentate da due donne (entrambe di una cinquantina d’anni, la prima torinese, la seconda di una cittadina della cintura) che lamentano di aver subito gravi conseguenze a seguito della somministrazione del vaccino.

La prima dichiara di essere stata colpita da Polimiosite, patologia che fa parte di un gruppo di malattie muscolari e che rientra nel novero delle malattie rare. All’inizio la signora non riusciva a chiudere i pugni e pensava a un’artrite. Ottenuta la diagnosi, ha fatto ulteriori controlli: i suoi consulenti medici sono sicuri che ci sia un nesso tra la somministrazione del vaccino antinfluenzale e la malattia insorta.

La seconda, invece, dichiara di aver contratto una mielopatia che la costringe a camminare appoggiata a un girello con quattro ruote. All’inizio ha dichiarato di avvertire un senso di spossatezza e stanchezza che è andato via via peggiorando fino a darle la sensazione di non riuscire a governare il proprio corpo.

Se queste patologie siano l’effetto collaterale non voluto del vaccino lo giudicheranno i tecnici, ma dall’indagine su questi due casi è emersa una situazione generale che merita approfondimenti.

Secondo l’Aifa nella stagione 2009-2010 due persone sono morte a seguito della vaccinazione (erano tre nel 2008-2009), ma sono aumentati i casi di gravi conseguenze (39 nel 2008-2009 e 72 nel 2009-2010) e di bambini piccoli di età compresa tra i sei mesi e i due anni (4 nella stagione 2008-2009 e addirittura 12 in quella 2009-2010).

L’inchiesta della procura di Torino è su un prodotto specifico, il Vaxigrip della Sanofi Aventis. Una delle due querelanti lamenta il fatto che nel foglietto delle istruzioni non sia contenuto, tra le controindicazioni, la possibilità di contrarre la polimiosite.

Una circostanza che potrebbe sfuggire al classico cittadino che di rado si sofferma a leggere il cosiddetto «bugiardino», ma che potrebbe tornare utile ai medici e agli specialisti quando somministrano questo genere di farmaci.

Guariniello ha già affidato una consulenza medica per accertare se le due malattie contratte dalle signore torinesi possano essere in qualche modo essere messe in collegamento con il vaccino antinfluenzale. Solo una volta arrivati gli esiti l’indagine prenderà corpo in una direzione piuttosto che un’altra.

Autore: Raphaël Zanotti / Fonte: www.lastampa.it

P.S.: In Italia si registrano in media 12 casi l'anno di leucemia linfoblastica (che per fortuna ora è curabile nell'80% dei casi con la chemioterapia in 2 anni!) ma a Milano tra dicembre e gennaio si sono registrati 4 casi! Si tratta del secondo caso al mondo per la loro concentrazione. Dopo tante ricerche, che non hanno ancora incluso i vaccini, non hanno ancora capito l'origine di questa strana. A Milano Meal Greaves uno dei più grandi luminari nella leucemia infantile dice che l'elemento scatenante sia il virus dell’influenza A (che è inoculato in piccole quantità nei vaccini!!). La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta. Link dell'articolo di panorama: http://blog.panorama.it/italia/2010/06/21/leucemia-a-milano-il-mistero-della-scuola-di-via-corridoni/



lunedì 27 settembre 2010

L'allarme del Wwf: cacciatori mai abilitati e armi da guerra

Notizia tratta da: Virgilio.it

Cacciatori sempre più vecchi e per quelli con licenza da oltre quarantatre anni non è mai esistito un esame di abilitazione. Ma possono imbracciare Kalashnikov e micidiali carabine

Pubblicato il 27/09/10 in Cronaca|TAG: cacciatori, armi, incidenti venatori, caccia

cacciatore

DOPPIETTE CANUTE

Riaperta la caccia, ma gli appassionati sono sempre meno giovani

Quest'anno, la stagione venatoria apre in anticipo

NEGLI USA

Da Starbuks, caffè corretto 'calibro 38'

Pistole in bella mostra nella celebre catena di ceffetterie

Non parliamo delle minacce che l'attività venatoria costituisce per numerose specie animali protette, ma del fatto che la caccia sta diventando un problema di sicurezza pubblica.

«L'incolumità dei cittadini è messa seriamente a rischio dato che oltre un terzo dei cacciatori italiani non ha mai sostenuto l'esame di abilitazione all'uso delle armi, avendo la licenza di caccia da più di 40 anni e all'epoca questa abilitazione non era richiesta. Non dobbiamo quindi stupirci se si susseguono ad ogni stagione venatoria gli incidenti di caccia: lo scorso anno le vittime sono state 23 (e 50 i feriti), ma in passato si sono avute sino a 80 vittime. Questi incidenti sono in realtà omicidi colposi che si verificano esclusivamente per imperizia, negligenza e colpa grave da parte dello sparatore, che spesso ignora la pericolosità delle armi che imbraccia».
Lo denuncia Raniero Maggini vice Presidente WWF Italia, precisando che «tra il 30 e il 40% dei 900.000 cacciatori ha più di 60 anni, non ha l'abilitazione all'uso delle armi e non ha una adeguata conoscenza delle leggi che regolano oggi la caccia».

Prima del 1967 non c'era esame o valutazione, era sufficiente pagare le tasse governative e di iscrizione ad un associazione venatoria e il rilascio della licenza di caccia era automatico senza alcuna valutazione di merito, soltanto la condotta morale poteva essere ostativa (precedenti penali, rissosità ecc.). Questo ha permesso il transito in blocco, senza nessun filtro, di 300.000 persone di cui non si conosce né preparazione, né perizia nell’uso delle armi.

Oltre a ciò l'associazione ambientalista denuncia una tutt'altro che trascurabile aggravante: le armi usate per alcuni tipi di caccia sono sempre più micidiali.

Chi va a caccia di animali di grossa taglia usa e detiene armi potentissime e precise. Alcuni modelli di carabine, come il fucile da guerra Kalashnikov (senza la funzionalità che consente di sparare a raffica), è oggi consentito per l’uso venatorio.
E’ bene precisare che l’attuale norma vigente in materia venatoria, pur consentendo acquisto e detenzione, ad esempio, delle micidiali carabine a canna rigata, ne vieterebbe di fatto l'uso, perché queste armi a lunga gittata non consentono di sparare in sicurezza, in prossimità di strade, immobili, vie di comunicazione.

Tenuto conto che una carabina arriva a sparare proiettili ad oltre 3.000 metri e che la legge italiana consente di sparare ad una distanza di almeno una volta e mezzo della gittata massima dell’arma che si imbraccia, la domanda legittima è che fa il WWF: quanti sono i posti in Italia ove in linea d’aria non esistono strade, immobili, vie di comunicazione nel raggio di 4,5 chilometri?

Queste armi "da guerra" non potrebbero essere usate in sicurezza in nessun luogo, ecco spiegate le ragioni per le quali sempre più Procure della Repubblica contestano ai cacciatori che le usano provocando gravi incidenti di caccia, il reato di omicidio colposo provocato da negligenza, imperizia e/o colpa grave nell'uso e maneggio delle armi, di chi spara da terra ad altezza preda e spesso uomo.

I Falsi ecologisti che massacrano tanti animali innocenti

di Oliviero Mannucci

"Cari" cacciatori, siete appassionati dell'ambiente, vi piace stare all'aria aperta perchè dite che difendete la natura uccidendo gli animali nocivi alle coltivazioni, bene andate ad ucciderli a mani nude, mettetevi sullo stesso piano dell'animale e vediamo se avete veramente le palle per fare i cacciatori. Non vi piace molto questa idea vero?! E' facile con un fucile sterminare i nostri fratelli minori , come definiva gli animali S.Francesco. Bene sappiate che questo è il destino che vi aspetta. Come tu semini raccogli - diceva Gesù - Ad ogni azione corrisponde una reazione - recita l'antica saggezza indiana. Non uccidere - dice uno dei comandamenti. Le prossime vite, quando vi rincarnerete per essere uccisi a vostra volta capirete meglio la sofferenza che infliggete inutilmente a tante bestiole innocenti. Dopo piangerete come i vitelli che vengono portati in mattatoio, ma non ci sarà nessuno a difendervi, perchè dovrete scontare le vostre azioni violente provando lo stesso dolore che avete inflitto agli altri. E allora si che giustizia sarà fatta! Buon appetito!

Oliviero Mannucci
vegetariano dal 1985

Bossi contro i romani "Porci, F1? Corrano con le bighe"

Notizia tratta da: Virgilio.it

Il Senatur dice "no" all'ipotesi di spostare il gran premio da Monza alla capitale. E riprende la vecchia battuta sulla sigla Spqr

Pubblicato il 27/09/10 da ApCom in Politica|TAG: bossi, roma, bighe

su dailymotion.virgilio.it

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Bossi110

Bossi ha passato il segno?

Dì la tua dopo le ultime dichiarazioni del Senatur su Roma e i romani

Il leader della Lega è tornato a sparare sulla capitale rispolverando vecchie battute. Per Umberto Bossi i romani possono mettere nel cassetto il desiderio di veder sfrecciare le macchine della Formula 1 per le proprie strade. Ieri sera, durante un comizio a Lazzate, ha ribadito che Monza non si tocca e che il gran premio d`Italia rimane in Lombardia. "Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe".

Ma non è stato l'unico riferimento "storico" del leader leghista che se l'è presa anche con la sigla Spqr, ovvero l'acronimo del latino Senatus Populusque Romanus, "il Senato e il popolo romano". Il leader del Carroccio ha detto: "Basta con quella sigla, io dico 'sono porci questi romani'", tra gli applausi del pubblico. (Apcom)

LE SOLITE STRONZATE DI CHI" L'HA DURO". SOLO IL CERVELLO NATURALMENTE!

di Oliviero Mannucci


Il Senatur, ha sparato l'ennesima stronzata galattica. Ma il personaggio oramai è conosciuto bene da tutti, spesso infatti quando parla si dimentica di collegare il cervello, o probabilmente lo lascia proprio a casa. Il sig. Bossi, dipendente dello stato e di tutti i cittadini italiani compreso me, che con le nostre tasse concorriamo a pagargli il suo lauto stipendio più tutti i benefit annessi e connessi, dovrebbe ricordarsi, come tutta la classe politica del resto, che oltre ad essere un servitore dello stato è un servitore, e non un padrone, di tutti i cittadini italiani, compresi i tre milioni di romani che lui tanto denigra. "Roma Ladrona, Roma Ladrona" dice il personaggio, però poi lo stipendio, l'auto blu e tutto il resto li prende da Roma e come se li prende. Che cominci da lui a fare il federalismo fiscale, e si faccia pagare il lauto stipendio, l'auto blu etc.etc. dalla sua Padania, E NON ROMPA PIU' I COGLIONI. Ho conosciuto gente del suo paese, sapete cosa mi hanno raccontato? Che quando era ragazzo, quando c'era da lavorare veramente, il primo a scappare era proprio lui. La prossima volta che deve dire qualcosa, si ricordi di collegare il cervello, e abbia rispetto per i suoi datori di lavoro. Altrimenti qualcuno prima o poi si rompe i coglioni delle sue esternazione del cazzo e la viene a prendere a calci nel culo. Chiaro!!!!!

domenica 26 settembre 2010

Mostri d'Italia: dalle piscine ai teatri i 395 incompiuti



Una volta l’Italia aveva il futurismo. Poi il razionalismo. Adesso sono gli anni dell’incompiutismo. Ogni epoca ha uno stile architettonico che ne riflette lo spirito.

Per studiare “l’incompiutismo” sono arrivati nel nostro Paese esperti delle università di mezzo mondo: da Damasco a New York, passando per Barcellona. Una notizia che farebbe accendere una scintilla di orgoglio patriottico, visto che gli azzurri del pallone finora ci hanno scaldato poco i cuori. Poi, però, a scorrere il catalogo delle opere del nuovo stile viene un brivido. A richiamare gli studiosi di mezzo mondo sono le opere pubbliche incompiute sparse in tutta la penisola: piscine, caserme, scuole lasciate a metà per mancana di fondi o di permessi. O magari stoppate da inchieste giudiziarie.

Tante, così tante, che da casi di cronaca sono diventati un fenomeno di costume e, infine, uno stile architettonico. Ecco “l’incompiutismo”. E dopo anni di studi arrivano addirittura le prime mostre: il primo appuntamento è fissato a Giarre dal 2 al 5 luglio. A settembre, invece, toccherà a Marsala dove dal 9 al 20 settembre si terrà l’Ephemeral Arts Connection Workshop. Arti Effimere, un modo gentile, artistico, per ribattezzare i mostri di cemento monchi che popolano le nostre città. Per fare un passo oltre la denuncia. Poi “l’incompiutismo” approderà addirittura alla Biennale di Architettura di Venezia.

Non solo. Dopo i progetti spontanei, inconsapevoli, cominciano a fiorire le costruzioni, diciamo così, di scuola. Case deliberatamente ispirate allo stile “incompiuto”. No, non una semplice trovata, ma un’idea nata prima dal desiderio di denuncia, poi dalla speranza di trasformare in un richiamo perfino gli esempi squallidi del malcostume urbanistico e politico italiano. Insomma, se le costruzioni ormai coperte di edera ed erbacce non diventeranno mai scuole o viadotti, che almeno acquistino un’altra funzione. Magari mettendoci al cospetto dei nostri errori.

La novità dello stile Made in Italy sono i nomi dei suoi rappresentanti: gli incompiutisti raccolgono architetti italiani e stranieri, documentaristi e perfino giornalisti di inchiesta.

Il primo passo della scuola viene compiuto dal collettivo artistico Alterazioni Video. Dopo aver letto decine di denunce, di articoli di cronaca, si mette in testa una strana idea: censire tutte le incompiute del nostro Paese cresciute soprattutto tra gli anni Settanta e Ottanta. Presto si rivela un compito ciclopico: sono centinaia. La cartina dell’Italia si riempie di pallini blu, più radi al Nord, poi sempre più fitti scendendo verso la Sicilia. Alla fine i ragazzi di Alterazioni Video tracciano un bilancio: 395 incompiute, 160 soltanto in Sicilia.

Il record spetta a Giarre. Qui, ai piedi dell’Etna, ormai le incompiute sono parte del paesaggio. Ci sono le case basse, dai colori chiari, che ricordano il sole cocente della Sicilia. C’è il pavimento scuro di basalto che si accende di un fuoco freddo con le rare piogge. E ci sono i dodici progetti abbandonati in corso d’opera. Buoni per strappare qualche voto e poi lasciati al loro destino. Così nell’ambito dello stile incompiutista c’è chi potrebbe individuare diverse correnti: quella “sportiva” della piscina provinciale oppure quella “popolare” del centro polifunzionale e del mercato dei fiori. Altri ricordano la corrente “sociale” della casa per anziani, del parco Chico Mendez con la sua bambinopoli e del teatro comunale (con i suoi sessant’anni è forse uno dei primi esempi della scuola). Infine ecco il ciclo “surrealista”: la pista per automodellismo e il gigantesco campo da polo che sovrasta la città.

“Ogni opera ha una sua storia”, racconta Giacomo Di Girolamo, uno dei migliori giornalisti di inchiesta siciliani, che sull’argomento ha scritto addirittura uno studio per l’università siriana di Damasco. Aggiunge: “Alcune sono state abbandonate prima della fine dei lavori per il fallimento dell’impresa. Altre dopo essere state concluse non hanno mai vissuto la presenza di un essere umano e sono state lasciate morire. Infine ci sono i cantieri perenni”.

Chissà, forse qualcuno vedrà nell’incompiutismo un filone architettonico dell’esistenzialismo, una rappresentazione in cemento dell’inanità degli sforzi umani. Oppure il desiderio di bandire dalle nostre esistenze la parola “fine” lasciando una porta sempre aperta sul futuro.

Ma il collettivo di Alterazioni Video (Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri) non si è fatto prendere dalla rassegnazione. “Ci si potrebbe fare un percorso turistico”, si sono detti. Detto fatto: Giarre è diventata il “Parco archeologico dell’incompiuto siciliano”. Qui si terrà il primo Festival. Tre giorni in cui artisti, architetti, giornalisti, si confronteranno sul tema.

Dopo Giarre toccherà a Marsala: “Qui, c’è un grande esempio della scuola, il monumento ai garibaldini per celebrare il loro sbarco in Sicilia. Un’apoteosi dell’incompiuto: un colosso avviato nel 1986 da Craxi e bloccato dopo due anni perché abusivo”, racconta Di Girolamo.

Qui a settembre si terrà il festival organizzato dai progettisti Stardust ed Elisava, l’istituto di design di Barcellona, la patria del monumento per eccellenza all’incompiuto: la Sagrada Familia. Certo, dietro a quei pinnacoli vertiginosi c’è la penna di Anton Gaudì, qui magari la meno nota di geometri e architetti dalla firma facile. Però il genio è proprio questo: trasformare in arte anche il brutto.

Intanto la scuola comincia a fare proseliti. Nella campagna di Marsala l’architetto Francesco Ducato ha progettato “Casa 4”, un’abitazione “effimera e sostenibile”, volutamente incompiuta: sulla facciata (grigio cemento, ovviamente) si affacciano finestre abbandonate a metà. Il piano terra è abitabile, quello superiore ha come tetto il cielo.

Così perfino i palazzi morti riacquistano una vita. E anche l’architettura, con ironia, diventa denuncia. Ecco l’incompiutismo, che riflette lo spirito della nostra Italia: un Paese incompiuto.

Ferruccio Sansa - Il Fatto Quotidiano

lunedì 20 settembre 2010

ENERGIA NUCLEARE: la più pulita, la più sicura dicono alcuni scienziati, probabilmente dopo aver mangiato un insalata di erbe strane!

Energia nucleare, la più pulita, la più sicura?! Alla faccia del cacio cavallo!!!! Direbbe  Totò, e poi aggiungerebbe: E io pago!!!! Eccola la lista degli incidenti nucleari avvenuti in giro per il mondo dal 1952 ad oggi, leggetela tutta e poi ditemi voi se è il caso di fare anche noi italiani una stronzata del genere, con tutto il sole, il vento, il mare e l'acqua che abbiamo. Dopo il referendum contro il nucleare avremmo dovuto sviluppare la produzione di energia da fonti alternative rinnovabili,se l'avessimo fatto, ora saremo davanti a tutta l'Europa e forse al resto del mondo. Le centrali nucleari con sono così pulite e sicure come ci viene raccontato, anzi è proprio l'opposto, i siti nei quali vengono collocati subiscono danni inalcolabili, e le persone che vi vivono vicino hanno un  tasso di mortalità per tumori molto più elevata della media mondiale Le centrali  nucleari vengono solo "progettate" con accuratezza, ma poi spesso vengono costruite in maniera approssimativa, spesso non rispettando il progetto originale, e poi  c'è il  problema dello stoccamento delle scorie radioattive  che non l'ha risolto ancora nessun paese del mondo. La verità è che le CENTRALI NUCLEARI sono delle BOMBE AD OROLOGERIA, e chi ci abita vicino ci deve fare i conti tutti i giorni, assorbendo piccole quantità di radiazioni, che sommandosi nel tempo portano ad ammalarsi di malattie incurabili. In Germania, i cittadini vogliono che siano spente da qui al 2025, come prevedeve la legge, in quanto hanno scoperto che possono benissimo produrre energia utilizzando fonti alternative rinnovabili. In Italia invece  si vuole ricominciare a costruirle da qui a qualche anno senza avere risolto prima del problema dello stoccaggio delle scorie ad alta, media e bassa radioattività, che ha costi enormi in termini economici ed ecologici. Inoltre c'è il problema, che anche l'Uranio sta per finire. Inoltre quando succede qualche incidente, la gente che abita nelle vicinanze, spesso non viene informata neppure dalle autorità ( è accaduto spesso questo) e le morti per leucemia si sono sprecate. Il caso più emblematico di questa mia ultima affermazione è stato quello di Sellafield il 7 Ottobre 1957 ( ne parlai già nel mio programma  radiofonico"Alle soglie del 2000" nel 1987 su RKC) . Ci fu un incidente nucleare che è paragonabile a quello di Cernobyl, una nube radiattiva attraversò tutta l'Europa, ma soprattutto colpì il sito della centrale e gli immediati dintorni. Pensatei ai residenti non fu detto nulla ( si venne a sapere 30 anni dopo, con la caduta del segreto di stato), i residenti continuarono a mangiare, a bere i cibi prodotti sul posto, e a respirare l'aria contaminata dalle radiazioni. e la gente iniziò ad ammalarsi e a morire di leucemia e altre forme di cancro, come mai prima era accaduto. A distanza di tempo, sono state ufficializzate solo300 morti causate dalla nube radioattiva, ma la gente del posto sa che la realtà supera di molto i dati ufficiali. Cari lettori, facciamo qualcosa di concreto per impedire che in Italia si faccia una stronzata del genere, facendo costruire centrali nucleari che vengono spacciate di ultima generazione, ma che in realtà sono delle cenrali sperimentali, che producono delle scorie assai più pericolose delle centrali tradizionali che nessuno più vuole.


 Eccola la lista degli incidenti causati dalle cenrali che producono l'energia più pulita e sicura del mondo.....??????!!!!!!!!!

1952 Chalk River (Canada). L'errore di un tecnico provocò una reazione che portò alla semidistruzione del nocciolo del reattore.

1952 Usa. Un incidente con reattore Argon. 4 morti accertati.


1955, febbraio, Atlantico.
La nave appoggio Fori-Rosalie della Royal Navy affonda nell'Atlantico 1500 recipienti contenenti ciascuno una tonnellata di residui atomici a 1.600 Km dalle coste inglesi e a 2.000 metri di profondità.

1956, 10 marzo. Mar Mediterraneo. Un bombardiere B-47 precipita nel Mediterraneo con a bordo due capsule di materiale fissile per la realizzazione di bombe nucleari.

1956, 27 luglio. Gran Bretagna. Un bombardiere B-47 in Gran Bretagna slitta sulla pista e va a colpire un deposito contenente sei bombe nucleari.


1957, ottobre. Windscale (GB).
Fusione del nocciolo (l'incidente più grave che possa accadere in una centrale). Il reattore viene inondato. Fuga di radioattività pari al 1/10 della bomba atomica di Hiroshima. La nube radioattiva arriva fino in Danimarca. La radioattività su Londra si eleva 20 volte oltre il valore naturale (Londra dista da Windscale 500 km). Il consumo di latte è vietato in un raggio di 50 km (ogni giorno vengono gettati 600.000 litri di latte).

1957, 7 ottobre. Sellafield (Gran Bretagna). Un incendio nel reattore dove si produceva plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l'intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all'incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.
1957 Kyshtym (Unione Sovietica). Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di Kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone.

1958 Usa. Un incidente a Oak Ridge: 12 persone investite dalle radiazioni.


1958 zona Urali (Urss). Catastrofe nucleare a causa dell'esplosione di un deposito di scorie radioattive. Centinaia di morti. Decine di migliaia di contaminati. Migliaia di km ancora oggi recintati.


1961, 3 gennaio. Idaho (Usa). Esplosione del reattore: 3 morti. Non si sono contati gli intossicati dentro e fuori l'impianto. Il grado di contaminazione dei corpi dei deceduti risultò così alto che le teste e le mani furono tagliate e sepolte in un deposito di scorie radioattive. L'impianto è stato definitivamente chiuso.

1961, 4 luglio. URSS. La fuoriuscita di radiazioni per un guasto al sistema di controllo di uno dei due reattori di un sommergibile atomico sovietico provoca la morte del capitano e di sette membri dell’equipaggio.

1964 Usa. Incidente al reattore Wood River: un morto.


1964 Garigliano (Italia).
Guasto al sistema di spegnimento di emergenza del reattore. Si è andati vicino alla catastrofe.

1965, 5 dicembre. Isole Ryukyu (Giappone). Un jet militare americano A-4E con a bordo una bomba all’idrogeno B-43 scivola in mare da una portaerei statunitense vicino alle isole giapponesi Ryukyu.

1966 Belgio.
Il fisico Ferdinand Janssen intossicato viene portato all'ospedale Curie di Parigi.

1966, 17 gennaio. Palomares (Spagna). Un B-52 statunitense con quattro bombe all’idrogeno B-28 entra in collisione con un aereo cisterna durante il rifornimento in volo. I due aerei precipitano e tre bombe a idrogeno (bombe H) cadono nei pressi di Palomares, mentre la quarta cade in mare. L’esplosivo di due delle tre bombe, a contatto col suolo, detona spargendo su una vasta area plutonio e altro materiale radioattivo. In tre mesi vengono raccolte 1.400 tonnellate di terra e vegetazione radioattiva che vengono portate negli Stati Uniti. Mentre i militari statunitensi sono forniti di tute protettive, gli spagnoli continuano a vivere tranquillamente e a coltivare i terreni. Un monitoraggio effettuato nel 1988 su 714 abitanti ha rivelato in 124 di loro una concentrazione di plutonio nelle urine di gran lunga superiore ai livelli normali.


1966 Ottobre, Lagoona Beach (Usa). Alcune piastre di protezione si staccano e bloccano il circuito di raffreddamento del reattore autofertilizzante Enrico Fermi (61 Mw) per cui si ha surriscaldamento; il dispositivo di arresto automatico non funziona; il reattore riprende la sua attività soltanto nel 1970; e nel 1972 viene fermato definitivamente.


1967 Trino Vercellese (Italia). Fessurazione di una guaina d'acciaio di una barra di combustibile con conseguente chiusura della centrale per 3 anni. Per buona parte di questo tempo la centrale ha scaricato nelle acque del Po trizio radioattivo.


1967 Francia. Fusione di elementi combustibili nel cuore del reattore di Siloe (Grenoble). Ciò provoca la liberazione di Iodio 131 e Cesio 137 nell'acqua di raffreddamento del reattore. Si liberano gas radioattivi nell'aria.


1968 Den Haag (Olanda). Per un «errore tecnico» si libera nella centrale Up 2 del materiale radioattivo. La radioattività nell'aria della città supera di 100 volte i limiti «accettabili».


1968 Gennaio, Chooz (Belgio). Grave incidente nel reattore ad acqua leggera. La riparazione è durata 2 anni e 2 mesi. Nel 1970 il reattore è guasto di nuovo.

1968, 10 marzo. Oceano Pacifico. Il sottomarino K-219 affonda nel Pacifico. A bordo ha tre missili nucleari e due siluri a testata nucleare.

1968, 27 maggio. Oceano Atlantico. Un sottomarino statunitense con a bordo due siluri a testata nucleare affonda nell’Atlantico.


1968, 21 agosto. Groenlandia. Un B-52 statunitense precipita in Groenlandia. Tre bombe all’idrogeno che si trovavano a bordo esplodono e 400 grammi di plutonio-239 si disperdono nell’ambiente. L’area viene successivamente bonificata da oltre 500 uomini inviati dalla Danimarca e da 200 militari statunitensi. Nei venti anni successivi, 100 dei danesi che avevano partecipato all’intervento si ammalano di cancro, altri di gravi malattie tra cui la sterilità.


1968 Agosto,  Brenìllis (Spagna). La centrale si blocca completamente. La riparazione è durata 3 anni.


1968 Francia. Il reattore di Monts Arreé si arresta per un incidente. Periodo di riparazione: 3 mesi.


1969 Garigliano (Italia). Sette arresti alla centrale per guasti.


1969, febbraio. Latina (Italia). Arresto alla centrale di Latina per mancanza di alimentazione alla strumentazione (a marzo si avrà ancora un grosso guasto alla stessa centrale).


1969, gennaio. Lucens (Svizzera). Dopo sole 7 ore di funzionamento si ha surriscaldamento con rottura di guaine ed infiltrazione di acqua contaminata nel sotterraneo. La grotta contenente la centrale è stata murata definitivamente.


1969 Germania. Per fessurazioni molteplici delle turbine il reattore Gundremmingen sul Danubio viene chiuso per 3 anni.


1969 Usa. Incendio nel reattore di Rocky-Flats. Durante l'incendio si perde plutonio.


1969 Francia. Parecchi chilogrammi di uranio vanno persi durante un incidente a Saint Laurent des Eaux. Le riparazioni durano parecchi mesi.


1970 Belgio. Altro incidente nel cuore del reattore di Chooz.


1970 Chicago (Usa). L'impianto Edison perde 200.000 litri di acqua contaminata.


1970 Usa. Il reattore da 600 Mw Dresden 2 sfugge completamente al controllo per 2 ore per un guasto ad una apparecchiatura di controllo.

1970, 12 aprile. Oceano Atlantico. Il sottomarino sovietico K-8 affonda nell’Atlantico con a bordo due reattori e due siluri a testata nucleare.

1971 Den Haag (Olanda). Rottura di un tubo per il convoglia-mento di acqua radioattiva.


1971 Kansas. Si scopre che la miniera di sale scelta per lo stoccaggio delle scorie radioattive, al riparo dell'acqua, è piena di buchi e l'Aec (Ente americano per l'energia nucleare) è costretto a improvvisare dei piani di stoccaggio in superficie.


1971 Francia. Fournier rivela in «Charlie Hebdo» n. 14 che un tecnico del centro nucleare di Saclay ha tentato, due anni prima, di suicidarsi dando fuoco al laboratorio in cui lavorava.


1972 Francia. Due militanti del gruppo ecologico «Survivre et vivre» scoprono che più di 500 fusti di residui radioattivi su 18.000 conservati all'aperto al centro di ricerche nucleari di Saclay, hanno larghe fenditure che lasciano così sfuggire la radioattività.


1972 Francia. Un operaio portoghese che non conosce i segnali di pericolo lavora parecchie ore in una sala irradiata del centro di Saclay.


1972 Francia.
Ancora al centro di Saclay sfuggono dieci metri cubi di liquidi radioattivi.


1972 Usa. Due lavoratori nell'impianto di Surry muoiono per l'esplosione dei tubi di un sistema di sicurezza mentre ispezionano tubi già difettosi.


1973 Marzo, Chinon (Francia).
Arresto definitivo della centrale nucleare di Chinon I, dopo soli 11 anni di funzionamento. Di fatto la centrale ha mosso le turbine per 43.000 ore, ossia per 5 anni.

1973, aprile. Isole Hawaii (USA). Fuga radioattiva nel sottomarino statunitense Guardfish alle Hawaii. Cinque marinai dell’equipaggio vengono contaminati dalle radiazioni

1973 Hanford (Usa).
La Aec ammette che nei 15 anni precedenti si sono verificati 15 incidenti in cui si sono liberati liquidi radioattivi per un totale di 1.600.000 litri.


1973 Settembre, La Hague (Francia). Fuga di gas radioattivo. 35 lavoratori sono contaminati di cui 7 gravemente.

1973 Settembre, Windscale (GB). Nell'officina di ritrattamento si ha un rigetto di radioattività. 40 lavoratori sono contaminati.

1973 Novembre, Hanford (Usa). Si ha la diciassettesima fuga di liquidi radioattivi. Gli accumuli di plutonio in una fossa vicino alla città sono così grandi da rendere possibile una reazione a catena.


1973 Dicembre, Usa.
Di 39 reattori, negli Usa, 13 sono fuori servizio. Brown's Ferry lavora al 10%, Peach Botton al 2%, Connec 2 al 20%.


1973 Den Haag (Olanda). 35 addetti agli impianti sono intossicati (7 in modo molto grave). Nubi di gas radioattivo si diffondono per 15 minuti sulla campagna.


1974 Usa.
Da un'inchiesta risulta che più di 3.700 persone che avevano accesso ad armi atomiche hanno dovuto essere licenziate. Motivi: demenza, decadimento intellettuale, alcolismo.


1974 Sevcenko (Urss). Reazione tra il sodio (usato come liquido refrigerante) e l'acqua con generazione di idrogeno e soda caustica (che a sua volta corrode il circuito di trasporto del fluido). Il risultato è una grossa esplosione.


1974 Aprile, Austria. Qualcuno contamina volontariamente il treno Vienna-Linz con Iodio 131 e Iodio 113. Dodici persone vengono ricoverate. Gli autori dell'attentato non sono mai scoperti.


1974 Maggio, Casaccia (Italia).
Si spacca un recipiente contenente plutonio. Non si sa altro.


1974 Maggio, Usa. L'Usaec comunica che 861 anomalie si sono prodotte nel 1973 nei 42 reattori in funzione; che 371 avrebbero potuto essere serie e che 18 lo furono realmente (di cui 12 con fuga di radioattività).


1974 Usa.
Una nube radioattiva di trizio si forma per una fuga di gas da un condotto della centrale di Savannah Mirex, in Carolina. La nube va lentamente alla deriva ad una altezza di 70 metri.


1974 Francia. A 60 anni dall'avvio di una fabbrica di radio, nonostante il suo smantellamento, si libera ancora una radioattività significativa. L'acquirente del terreno di Gyf-sur-Yvette sul quale la fabbrica è situata scopre in vari punti fonti radioattive che superano 50 volte la dose massima consentita.


1974 Belgio. L'acqua della condotta Visé, captata nel Pletron, contiene da 2 a 3 volte più radon 22 (gas radioattivo) del massimo ammesso per una popolazione adulta vicina ad una centrale.

1974/75. Leningrado (URSS). Una serie di incidenti viene segnalata nell’inverno tra il 1974 e il 1975 presso la centrale nucleare di Leningrado, in Unione Sovietica. Tre morti accertati.

1975 Gennaio, Usa. Viene ordinata la chiusura di 23 reattori per guasti nel sistema di raffreddamento, vibrazioni anormali e piccole fughe di gas radioattivo.


1975, 19 novembre. Germania. Muoiono 2 operai nel reattore di Gundremmingen. I due dovevano riparare una valvola. Escono 4 litri di vapore radioattivo ad una pressione di 60 atmosfere e ad una temperatura di 270°C.

1975, 22 novembre, Italia. Due navi americane, la portaerei J.F.Kennedy e l'incrociatore Belknap, a bordo della quale vi erano armi nucleari, (come testimonia l'allarme in codice "broken arrow" che fu lanciato dal comandante della sesta flotta americana e che indica appunto un incidente che vede coinvolte armi nucleari) si scontrano al largo della Sicilia. La Belknap prese fuoco e fu gravemente danneggiata, ma l'incendio venne fermato a pochi metri dal magazzino che conteneva le armi atomiche.

1975 Marzo, Brown's Ferry (Usa). Per cercare correnti d'aria nella cabina di comando della centrale viene usata una candela che appicca il fuoco a tutti i cavi elettrici bloccando tutti i sistemi di sicurezza. Si riesce a rimediare fortunosamente (per un resoconto più dettagliato di questo grave incidente vedi il «Corriere della sera» del 2/7/1977, p. 3.). Secondo il calcolo delle probabilità questo incidente può verifi-carsi in un caso su mille miliardi!

1975, 7 dicembre. Lubmin (Repubblica Democratica Tedesca). Un cortocircuito nell’impianto della Centrale di Lubmin, sul litorale baltico nella Germania Orientale, provoca una parziale fusione del nucleo del reattore.

1976 Gennaio, Germania. Sempre a Gundremmingen la neve caduta in abbondanza spezza le linee elettriche che convogliano l'energia prodotta nel reattore. Questo, spento con la procedura d'emergenza, fu soggetto ad una tale pressione interna che le valvole di sicurezza si aprirono e liberarono vapore radioattivo.


1976 Windscale (GB). Il reattore contamina di Iodio 131 centinaia di miglia di territorio.
Ottobre 1976 Tallin (Urss). Salta in aria una centrale atomica sotterranea: almeno cento persone sono morte. Le autorità sovietiche negano ma dopo il 25 ottobre, e per una settimana almeno, il quotidiano russo ha pubblicato una decina di necrologi ogni numero (Per un resoconto più dettagliato di questo incidente vedi «Panorama» de 30/11/1976, p. 145.).

1977 Bulgaria. Nella centrale di Klozodiy, a causa di un terremoto, salta la strumentazione di controllo del reattore. Grazie ai tecnici che sono riusciti a fermare la reazione, l’Europa ha evitato conseguenze gravissime.

1977 Aprile, El Ferrol (Spagna). Fuga radioattiva. Più di 100 persone contaminate.


1978 Maggio, Caorso (Italia). Il giorno del collegamento della centrale con la rete elettrica (26 maggio '78) si sono avute fughe limitate nel reparto turbine. Ci sono valvole che non tengono, strutture portanti, come i tiranti che sostengono i tubi del gas radioattivo, mal progettati con calcoli sbagliati.

1979 Three Mile Island, Harrisburgh, Usa. Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell'atmosfera gas radioattivi pari a 15000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone.
1979, 7 agosto. Tennessee (USA). La fuoriuscita di uranio arricchito da una installazione nucleare segreta provoca la contaminazione di oltre 1.000 persone. Vengono registrati nella popolazione valori di radioattività fino a cinque volte superiori alla norma.

1979, agosto. Erwin (USA). Oltre 1.000 persone vengono contaminate a seguito di una fuga radioattiva in un centro di ricerca nucleare, fino ad allora rimasto segreto, a Erwin, negli Stati Uniti.
 

1982 USA. Nella centrale di Giuna, uno dei tubi del sistema refrigerante sì fessura e scarica acqua bollente radioattiva.
1982 USA. Dopo l’incidente di Giuna si scoprono in altre sette centrali oggetti di metallo dimenticati nelle condotti. Molti impianti sono così fermati perché ritenuti poco sicuri. 1981, marzo. Tsuruga (Giappone). 280 persone vengono contaminate a causa di una fuga di residui radioattivi nella centrale di Tsuruga, in Giappone. Un mese dopo le autorità comunicano che 45 operai sono stati esposti a radioattività nel corso delle operazioni per la riparazione della centrale.

1983, novembre. Sellafield (Gran Bretagna). Lo scarico di liquidi radioattivi nel Mare d’Irlanda provoca la reazione di cittadini ed ecologisti, che sollecitano la chiusura della centrale nucleare di Sellafield, in Gran Bretagna.


1985, 10 agosto. URSS. Un’esplosione devasta il sottomarino atomico sovietico Shkotovo-22: muoiono dieci membri dell’equipaggio esposti alle radiazioni.

1986, 6 gennaio. Oklahoma (USA). Un operaio muore e altri 100 restano contaminati a seguito di un incidente che si sviluppa in una centrale atomica in Oklahoma, negli Stati Uniti.

1986, fine aprile. Chernobyl, Unione Sovietica. L'incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di materiale radioattivo disperso nell'aria (per avere un'entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L'intera Europa fu esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi.
1986, 4 maggio (una settimana dopo il disastro di Chernobyl). Hamm-Uentrop, Germania Ovest. Un esperimento in un impianto da 300 megawatt THRT-300 PBMR (reattore a letto di sfere) nella Germania Ovest ha causato la fuoriuscita di materiale radioattivo dopo che uno dei letti di sfere è stato immesso nel condotto utilizzato per portare carburante al reattore. Il tentativo di rimuovere l’ostruzione creatasi ha danneggiato il condotto e causato il rilascio di radionuclidi. Radiazioni sono state misurate per circa due kilometri intorno al reattore.

1986, 6 ottobre. Oceano Atlantico. Il sottomarino K-219 affonda nell’Atlantico con 34 testate nucleari a bordo.

1989 Finlandia. Avaria nel sistema di controllo nella stazione di Olkiluoto.
1990 Germania. Infiltrazione di tritio nella stazione nucleare di Kruemmel.

1991 Finlandia. Spegnimento manuale dovuto ad un incendio nella stazione di Olkiluoto.

1991 Germania. Incidente durante il rifornimento di carburante nella stazione di Wuergassen.
1991, febbraio. Mihama (Giappone). La centrale riversa in mare 20 tonnellate di acqua altamente radioattiva

1992, 24 marzo. San Pietroburgo (Russia). A seguito della perdita di pressione nell’impianto di Sosnovy Bor nei pressi di San Pietroburgo, fuoriescono e si disperdono in atmosfera iodio e gas radioattivi.


1992, novembre. Forbach (Francia). Un grave incidente nucleare causa la contaminazione radioattiva di tre operai. I dirigenti dell’impianto vengono accusati l’anno successivo di non aver approntato le misure di sicurezza previste.

1992 Germania. Avaria nel sistema di raffreddamento nella centrale di Brunsbuttel.

1993, 13 febbraio. Sellafield (Gran Bretagna). Fuga radioattiva nell’impianto di riprocessamento di Sellafield. La densità massima di radionuclidi dello iodio consentita viene superata di oltre tre volte.

1993, 17 febbraio. Barsebaeck (Danimarca). Uno dei reattori della centrale di Barsebaeck viene temporaneamente fermato a causa della fuoriuscita accidentale di vapore radioattivo.


1993, aprile. Siberia (Russia). Un incendio nel complesso chimico di Tomsk-7 colpisce un serbatoio di uranio. Risultano contaminati circa 1.000 ettari di terreno. La nube radioattiva si dirige verso zone disabitate.


1994, 23 marzo. Biblis (Germania). Centrale nucleare di Biblis: una falla nel circuito primario di un reattore fa uscire liquido altamente contaminato.

1994, 28 giugno. Petropavlosk (Russia). Fuga di materiale radioattivo nella baia di Seldevaia a causa della rottura di un deposito a Petropavlosk. Settembre 1995 – Kola (Mare di Barents). L’energia elettrica della centrale di Kola viene staccata per morosità e vanno fuori uso i sistemi di raffreddamento. Incidente solo sfiorato, grazie all’intervento del comandante della base.


1995 Germania. L'Alta Corte tedesca decide che la licenza di attività concessa alla stazione di Mülheim-Kärlich è illegale, a causa della mancata considerazione, in fase di concessione, del rischio di terremoto nella zona.

1995, novembre. Cernobyl (Ucraina). Un’avaria al sistema di raffreddamento del reattore n.1 di Cernobyl causa un incidente nel quale la radioattività si disperde e contamina gli operai impegnati nella manutenzione.

1995, 8 dicembre. Monju (Giappone). Due tonnellate di sodio liquido e altro materiale radioattivo fuoriescono dal reattore nucleare prototipo di Monju nella prefettura di Fukui a causa di un malfunzionamento al sistema di raffreddamento. L’impianto è costituito da un reattore autofertilizzante a neutroni veloci FBR.


1996, febbraio. Dimitrovgrad (Federazione Russa). Un addetto causa la rottura della valvola di sicurezza di uno dei reattori del centro di ricerche atomiche di Dimitrovgrad. Fuoriesce una nube radioattiva contenente soprattutto radionuclidi di manganese.
 

1996 Germania. Un programma della TV tedesca, Monitor, svela che la Siemens ha compiuto numerosi errori durante la costruzione della stazione di Kruemmel.

1997 Germania. 20.000 dimostranti si affollano presso il deposito di scorie radioattive di Gorleben per manifestare contro il trasporto di scorie nucleari.


1997 Germania. Un treno trasportante liquido nucleare deraglia di fronte alla stazione di Kruemmel.

1997, marzo. Tokaimura (Giappone). Un incendio e un’esplosione nel reattore nucleare nell’impianto di ritrattamento nucleare di Tokaimura contamina almeno 35 operai.

1997, giugno. Arzamas (Russia). Un incidente nel centro ricerche di Arzamas porta i materiali radioattivi sull’orlo di una reazione a catena. Si sviluppa una nube radioattiva a seguito della quale muore il responsabile dell’esperimento.

1997, luglio. La Hague (Francia). Il comune di Amburgo denuncia presenza di radioattività nell’acqua scaricata nella Manica dall’impianto di trattamento francese di La Hague. La Francia smentisce, ma il presidente della Commissione di controllo si dimette.


1997, settembre. Urali (Russia). Sugli Urali si scontrano un trattore e un camion che trasporta isotopi radioattivi. Da due container fuoriesce liquido pericoloso contenente iridio 192 e cobalto 60. Nell’area la radioattività sviluppata è 25 volte superiore al limite consentito.

1998, 1 maggio. Catena delle Alpi. Le autorità di controllo francesi scoprono elevati livelli di contaminazione da cesio 137 sulle Alpi, causati dal passaggio di rottami ferrosi provenienti dall’Europa dell’Est.

1999, 8 Gennaio, Francia. Centrale di Cruas Meysse, 65 persone evacuate dopo che si sono accese le luci d’allarme radioattivo. 1999, 11 Marzo, Francia.  Centrale del Tricastin, un contaminato.
1999, 16 Giugno, Russia.  Centrale di Seversk, 2 contaminati per fuga radioattiva.
1999,  23 Giugno, Ucraina.  Centrale di Rivno, principio incendio.
1999, 4 Luglio, Ucraina. Centrale di Zaporozhie (Ucraina), bloccato un reattore per precauzione.
1999, 12 Luglio, Giappone. Centrale Tsuruga, bloccato reattore per una perdita acqua.
1999, 17 Luglio, Ucraina.  Centrale di Cernobyl, 3 operai contaminati.

1999, 30 settembre. Tokaimura, Giappone. Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all'istante mentre altre 450 furono esposte alle radiazioni (119 in modo grave).

La mattina di giovedì le autorità rivelano che, a causa di una fuoriuscita d’uranio, si è innescata una fissione incontrollata nel nocciolo del reattore.
·        Alle 10:30 scatta l’allarme, alcuni operai sono stati contaminati in modo molto grave.
·        Alle 12:41 la polizia crea un “cordone” intorno alla centrale, si capisce che l’incidente sta diventando più grave del previsto.
·        Alle 15:18 alcune famiglie residenti nei pressi della centrale vengono evacuate.
·        Alle 21:00 si tiene una riunione di emergenza e il governo comprende a questo punto la gravità dell’incidente; oltre 300000 persone invitate a stare in casa.
·        Alle 24:00 la radioattività attorno e dentro all’impianto raggiunge livelli tra le 10 e le 20 mila volte superiore alla norma.
·        Alle 2:30 del giorno seguente 18 tecnici operi nell’impianto accettano una missione da veri “kamikaze”, devono entrare nell’impianto per fermare la reazione a catena, ben consapevoli che, terminata la missione, non sarebbero più stati gli stessi.
·        Alle 6:00 le autorità affermano che la radioattività è scesa a zero.
Dopo si accerterà che è stato un errore umano, i tecnici stavano infatti trasportando, all’interno dell’edificio dove si tratta l’uranio usato come combustibile nella vicina centrale nucleare, due barili di miscela di uranio- acido nitrico(che venivano miscelati a mano, con un rudimentale imbuto, di 30 kg ognuno: questi sono involontariamente caduti terra e, essendosi miscelati, hanno innescato la reazione. I tecnici che hanno fermato la reazione sono all’ospedale in gravissime condizioni.
1999, 2 Ottobre, Ucraina. Centrale di Khmelitskaya, blocco del reattore per malfunzionamento. 1999, 4 Ottobre, Corea del sud. Centrale di Wolsong, una fuoriuscita di acqua pesante durante lavori di manutenzione causa l’esposizione alle radiazioni di 22 operai impiegati presso l’impianto.

1999, 5 Ottobre, Finlandia. Centrale Loviisa, perdita di idrogeno. Secondo i tecnici della centrale c’è stato un pericolo di incendio e perdite.
1999, 8 Ottobre, Giappone. Deposito di scorie a Rokkasho, fuoriuscita radiazioni. Le radiazioni provengono da due fusti arrivati dalla centrale nucleare di Ekushima.

1999, 20 Ottobre, Francia.  Superphenix, un incidente arresta lo scarico di materiale radioattivo.
1999, 27 ottobre, USA.  "I bambini statunitensi residenti vicino le centrali nucleari di New York, New Jersey e Florida hanno nei denti un "radioisotopo" (lo stronzio 90) che li espone ad un rischio tumore molto alto". Così Ernest Sternglass, professore di radiologia all'università di Pittsburgh ha esordito nell'ultima conferenza stampa del progetto no-profit di "radioprotezione e salute pubblica". Lo sconcertante risultato è stato ottenuto dai ricercatori statunitensi che hanno analizzato 515 bambini residenti negli Stati di New York, New Jersey e Florida. I livelli di radioattività rilevata nei campioni, raccolti dal 1979 al 1992, erano molto vicini a quelli osservati a metà degli anni '50 quando Stati Uniti e Unione Sovietica, in piena guerra fredda, si dilettavano negli esperimenti con le armi invisibili. Secondo i responsabili del progetto i livelli di radioattività dovevano invece essere scesi intorno allo zero. "Se gli esperimenti nucleari sia di superficie, sia sotterranei sono effettivamente terminati, i primi sospetti cadono sui reattori nucleari e sui relativi incidenti", ha detto Sternglass, che ha aggiunto: "II mondo è troppo piccolo per gli incidenti nucleari". I responsabili del progetto attribuiscono parte di questa radioattività al disastro avvenuto nel 1979 a Three Mile Island e a quello di Chernobyl nel 1986. Ci sono documenti federali che testimoniano la fuga nucleare dal reattore di Suffolk (New York) nei primi anni '80.
1999, 18 Novembre, Scozia. Centrale di Torness, un aereo tornado precipita a meno di 800 metri dall’impianto. 1999, 13 Dicembre, Russia. Centrale Zaporozhe, fermato reattore.
2000, 5 Gennaio, Francia. Centrale di Blayais, una tempesta costringe a fermare 2 reattori per allagamento.
2000, 27 gennaio. Giappone. Un incidente a una installazione per il riprocessamento dell’uranio in Giappone provoca livelli di radiazione 15 volte superiori alla norma in un raggio di circa 1,2 miglia. Funzionari locali segnalano che almeno 21 persone sono state esposte alle radiazioni.
 

2000, 15 Febbraio, USA. Reattore Indian Point 2, fuga vapore radioattivo.
2000, 16 giugno. Germania. Gradualmente, ma senza esitazioni, la Germania metterà al bando l'energia nucleare. Una dopo l'altra, nell'arco di 32 anni, le 19 centrali nucleari tuttora attive sul suolo tedesco saranno chiuse. Sui tempi dello smantellamento si è raggiunto un compromesso: il governo chiedeva 30 anni, gli industriali 35, se ne impiegheranno 32 per ogni stabilimento. Il primo che chiuderà sarà il più vecchio: la centrale di Obrigheim, aperta nel 1968, si spegnerà nel 2001. L'ultima, invece, nel 2021, sarà quella di Neckarwestheim-II, nel Baden-Wuerttemberg, che produce 1.269 Megawatt.  Inoltre entro il luglio 2005 sarà proibito il trattamento delle scorie nucleari. Al momento le centrali nucleari tedesche producono il 33,5 per cento del fabbisogno energetico nazionale.
 

2001 Germania. Esplosione di una parte dell'impianto di Brunsbuettel.
2003, aprile. Paks (Ungheria). L’unità numero 2 del sito nucleare di Paks (costituito da quattro reattori è l’unico in Ungheria a 115 chilometri da Budapest) subisce il surriscaldamento e la distruzione di trenta barre di combustibile altamente radioattive. Solo un complesso intervento di raffreddamento scongiura il pericolo di un’esplosione nucleare, limitata ma incontrollata con gravi conseguenze per l’area intorno a Paks.

2003, 17 ottobre. Arcipelago de La Maddalena (Italia). Sfiorato incidente nucleare: il sottomarino americano Hartford s’incaglia nella Secca dei Monaci a poche miglia dalla base di La Maddalena dove solo l’abilità del comandante riesce a portare in porto il mezzo avariato. Il licenziamento di alcuni militari induce a pensare che il rischio corso non sia stato risibile.


2004, 9 agosto, Giappone. Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, con una temperatura superiore ai 200 gradi, è costata la vita a quattro operai. Altri sette operai sono in condizioni molto gravi. Si è trattato del più tragico incidente nella storia dello sfruttamento dell'energia nucleare a fini civili in Giappone. L’azienda Kansai Electric Power, che gestisce la centrale, si è affrettata a comunicare che non c’è stata contaminazione radioattiva.
2004, 9 agosto, Giappone. altra centrale non precisata. A quanto ha riferito l'agenzia Kyodo, le fiamme sono divampate nel settore dove vengono smaltite le scorie, adiacente al reattore numero 2, in un impianto situato nella prefettura di Shimane. Anche in questo caso non c’è stata alcuna fuga radioattiva.
2004, 9 agosto, Giappone. Incidente nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la più grande impresa produttrice di energia in Giappone. La società ha comunicato che il generatore dell’impianto di Fukushima-Daini è stato fermato per una perdita di acqua.

2005, aprile, Gran Bretagna. Sellafield. Viene denunciata la fuoriuscita di oltre 83mila litri di liquido radioattivo in 10 mesi a causa di una crepatura nelle condotte e di una serie di errori tecnici.

2006, maggio. Laboratori Enea della Casaccia (Italia). Fuoriuscita di plutonio, ammessa solo quattro mesi dopo, che ha contaminato sei persone addette allo smantellamento degli impianti.


2006, maggio. Mihama (Giappone). Ennesimo incidente con fuga di 400 litri di acqua radioattiva nella ex centrale nucleare di Mihama.


2006, 26 luglio. Oskarshamn (Svezia). Corto circuito nell’impianto elettrico della centrale a 250 chilometri a sud di Stoccolma per cui due dei quattro generatori di riserva non sono stati in grado di accendersi. Vengono testate tutte le centrali nucleari del Paese e quella di Forsmark viene spenta.


2006, 7 ottobre. Kozlodui (Bulgaria). Viene intercettato un livello di radioattività venti volte superiore ai limiti consentiti e le verifiche portano a scoprire una falla in una tubazione ad alta pressione. La centrale, che sorge nei pressi del Danubio, scampa a una gravissima avaria. Secondo la stampa locale la direzione cerca di nascondere l’accaduto e di minimizzarlo nel rapporto all’Agenzia nazionale dell’Energia Atomica.


2007, 28 giugno. Kruemmel (Germania). Scoppia un incendio nella centrale nucleare di Krummel, nel nord della Germania vicino ad Amburgo. Le fiamme raggiungono la struttura che ospita il reattore e si rende necessario fermare l’attività dell’impianto. In pochi mesi si verificano avarie anche nelle centrali di Forsmark, Ringhals e Brunsbuttel.
Secondo il rapporto 2006 del ministero federale dell’Ambiente, l’impianto di Kruemmel è il più soggetto a piccoli incidenti tra le 17 centrali. Stando ai piani di uscita dal nucleare, fissati in una legge del 2002, il reattore dovrebbe essere spento al più tardi nel 2015.


2007, 16 luglio. Kashiwazaki (Giappone). La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo che fornisce elettricità a 20 milioni di abitanti, viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati dal terremoto. L’Agenzia di controllo delle attività nucleari giapponesi ammette una serie di fughe radioattive dall’impianto, ma precisa che si tratta di iodio fuoriuscito dal una valvola di scarico. Il direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei, dice che il sisma: “è stato più forte di quello per cui la centrale era stata progettata”. Il terremoto provoca un grosso incendio in un trasformatore elettrico, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti. Si teme che la faglia sismica attiva passi proprio sotto la centrale.


A questo punto, spero che anche il Cavaliere abbia letto questa bella lista, e chissà che non abbia esclamato: Cribbio!!! Non lo sapevo, non facciamone più niente che è meglio.