sabato 28 maggio 2011

Fratelli d’Italia, la massoneria e l'unità d'Italia

Fratelli d’Italia è l’inno nazionale italiano, scritto dal massone Goffredo Mameli, che reca nel suo stesso titolo il sigillo della fratellanza massonica. Com’è noto, infatti, lo stato italiano unitario è nato proprio dai piani approntati nelle logge massoniche, senza alcuna spinta da parte dei popoli italiani che, evidentemente, stavano benissimo ognuno a casa propria. Fratelli d’Italia è anche il titolo di un approfondito libro-inchiesta di Ferruccio Pinotti dedicato proprio a quell’inquietante istituzione che va sotto il nome di “massoneria” (Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR, Milano, 2007, pp.768).

Studiare una realtà come la massoneria pone problemi metodologici di non facile soluzione, infatti la massoneria nasce come associazione segreta e ancora oggi, pur essendo venuti meno i presupposti della segretezza, la massoneria resta un mondo in cui si entra solo per cooptazione attraverso un percorso “iniziatico” (ma sarebbe meglio dire “pseudoiniziatico” o “controiniziatico”). La massoneria è praticamente assente nelle notizie dei telegiornali e dei grandi organi di stampa, eppure fra gli iscritti alla massoneria sono ampiamente rappresentati uomini politici di tutti i partiti, imprenditori di grande livello, professori universitari, alti gradi delle forze armate…insomma la classe dirigente “democratica” al gran completo !
Che cosa accada nel segreto delle logge massoniche non è dato sapere all’opinione pubblica, tuttavia leggendo il libro di Pinotti si può intuire quanto sia decisiva la fratellanza massonica nella vita istituzionale dei sistemi “democratici”…

L’inchiesta di Pinotti esamina le tre principali “obbedienze” in cui è diviso il mondo massonico italiano: il Grande Oriente d’Italia (circa 18.000 iscritti), la Gran Loggia Nazionale d’Italia (circa 8.800 iscritti), la Gran Loggia Regolare d’Italia (circa 3.000 iscritti). A fronte di una consistenza numerica irrilevante in un paese con più di 50 milioni di abitanti, questi 30.000 “Fratelli d’Italia” rappresentano i vertici del mondo politico, economico e culturale della nazione. Il più celebre scandalo che ha attirato l’attenzione dei mass media sulla massoneria è la vicenda della loggia P2, guidata da Licio Gelli. Questo personaggio multiforme in gioventù era un fervente fascista e partecipò alla guerra di Spagna dove fu decorato personalmente da Francisco Franco. Nel 1943 Gelli si arruolò nella Repubblica Sociale Italiana ma, essendo ormai chiaro chi era il vincitore, cominciava a passare informazioni ai servizi segreti americani. Nel dopoguerra Gelli pensa bene di riciclarsi nel sistema di potere “democratico” iscrivendosi alla massoneria e divenendo docile servo dell’anticomunismo di plastica promosso dagli americani. Uomo di indubbie capacità, Gelli raccoglie attorno a sé un gruppo di persone impegnate in un piano di destabilizzazione istituzionale la cui funzione è di rendere l’Italia ancora più schiava degli interessi atlantici statunitensi. La P2 si configurò come una loggia “coperta” all’interno del Grande Oriente d’Italia, e lo scandalo che derivò dalla vicenda è stato il più duro colpo ricevuto dalla massoneria italiana sul piano dell’immagine. Pinotti ha raccolto dichiarazioni di Gelli, persona informata su molti retroscena, a proposito di alcuni aspetti importanti della storia recente italiana, fra cui spiccano quelle su Berlusconi e sulla strage di Bologna. Curiose sono le impressioni di Gelli su Silvio Berlusconi che, secondo Gelli, sarebbe entrato nella P2 solo per agganciare conoscenze importanti ai fini delle sue fortune economiche; dell’imprenditore e leader politico milanese Gelli dice che è “totalmente a-massonico”. A proposito della strage di Bologna, Gelli rilascia una dichiarazione a dir poco agghiacciante: secondo lui qualcuno avrebbe potuto far esplodere una bomba…per sbaglio !

In tempi più recenti, nell’estate del 1992, il procuratore di Palmi Agostino Cordova, nell’ambito di un’inchiesta sulla criminalità organizzata, si trova ad avere fra gli indagati centinaia di iscritti a logge massoniche. In quell’occasione si assiste a una levata di scudi da parte di influenti uomini politici: l’onorevole Vittorio Sgarbi nella sua trasmissione televisiva strillava come un isterico contro Cordova, mentre Francesco Cossiga si mobilitava per difendere la massoneria.

Proprio a Cossiga è dedicato un capitolo del libro. Infatti l’ex presidente ha sempre smentito la sua appartenenza alla massoneria, definendosi un cattolico-liberale. In realtà Cossiga è sempre stato uno dei politici più servili verso l’imperialismo statunitense, e tutta la sua attività politica si è svolta in sintonia con le mosse dei “Fratelli d’Italia”. Cossiga ha sempre difeso pubblicamente l’operato della massoneria, a suo dire lo avrebbe fatto per difendere il sacro valore della libertà individuale. Eppure proprio in quegli anni le istituzioni “democratiche” inauguravano la stagione orrenda dei reati d’opinione (la Legge Mancino è del 1993). Ma Cossiga forse si è accorto solo della libertà di circa 30.000 “iniziati” e non si è accorto che la libertà di 50 milioni di cittadini veniva soffocata !

Pinotti passa poi a descrivere le tre principali logge massoniche operanti in Italia. La loggia più diffusa è il Grande Oriente d’Italia. Pinotti ha assistito all’incontro annuale in cui si riuniscono i “Fratelli d’Italia” del Grande Oriente. Professionisti, intellettuali, banchieri, militari, scattano sull’attenti alle note di inni risorgimentali e portano la mano al cuore per ricordare il massone Garibaldi, artefice di quella “Grande Opera” che, per i “Fratelli”, è l’unità d’Italia. Alle note degli inni massonici seguono poi quelle di C’era una volta il West di Ennio Morricone ! ? ! (misteri iniziatici ?). Seguono i saluti delle autorità, fra cui quello del solito Cossiga. Poi il Gran Maestro, attualmente Gustavo Raffi, avvocato di Ravenna, sciorina la classica litania laicista e progressista che i “Fratelli” si aspettano di sentire, denunciando le ingerenze del Vaticano nella società italiana (evidentemente a Raffi sfuggono le sempre più invadenti pretese di ebrei e musulmani nella vita pubblica italiana !). Raffi riesce perfino a fare del vittimismo affermando che alcuni hanno subito discriminazioni e licenziamenti a causa della loro appartenenza alla massoneria. Durante il convegno i “Fratelli d’Italia” pontificano sulle “libertà civili”, però senza accennare al fatto che in “democrazia” sono in vigore sempre più numerosi reati d’opinione. A specificare il senso di queste dichiarazioni, alcuni “Fratelli” affermano a chiare lettere che la massoneria è un’associazione ispirata a idee di socialismo umanitario. Alcuni affiliati, però, sembrano avere le idee poco chiare in tema di politica, e denunciano l’eccessiva pressione fiscale che strangola i ceti produttivi ! Nel variegato giardino zoologico del Grande Oriente c’è perfino chi si lamenta dei disastri provocati dall’immigrazione extracomunitaria, nonché della distruzione della famiglia voluta da gay e femministe: come si vede certi elementi sono entrati in massoneria per ottenere vantaggi personali ma con scarsa coscienza di quali siano i veri fini di questa istituzione…
In effetti alcuni personaggi intervistati da Pinotti esprimono sentimenti di profonda delusione: si tratta di persone che erano entrate in massoneria con l’intento di approfondire temi di ricerca esoterica e che sono rimaste insoddisfatte dal basso livello culturale della maggior parte dei “Fratelli d’Italia”. Fra gli uomini più in vista del Grande Oriente c’è Alessandro Meluzzi, personaggio che si è reso protagonista di un percorso stravagante che lo ha portato dalla militanza giovanile nel Partito Comunista all’affiliazione alla massoneria, al seggio parlamentare con Forza Italia e, infine, a un clamoroso ritorno fra le braccia di Santa Madre Chiesa. Meluzzi, infatti, ha annunciato l’intenzione di essere ordinato diacono: vedremo gli ulteriori sviluppi…
Raffi afferma che la massoneria non ha obiettivi politici, tuttavia ammette che l’ONU è un organismo di ispirazione massonica, e commentando la secessione dei gruppi etnici in ex-Jugoslavia espone una visione geopolitica degli assetti internazionali che è inequivocabile, definendo “mostruosa” la creazione di entità statuali etnicamente omogenee.

La seconda obbedienza presa in esame da Pinotti è la Gran Loggia Nazionale d’Italia, nata nel 1910 su iniziativa del pastore protestante Saverio Fera. Questa loggia si può rintracciare facilmente sull’elenco telefonico alla voce “Centro Sociologico Italiano”, e si caratterizza per una innovazione rivoluzionaria nel mondo massonico italiano: accetta al suo interno anche le donne, che formano circa il 27% degli affiliati. Infatti fra le numerose contraddizioni che caratterizzano la cultura massonica, c’è un notevole ritardo nell’accogliere le istanze femministe, in barba ai sacri valori della Rivoluzione Francese in funzione dei quali è nata la massoneria. Questa particolarità, però, è costata alla Gran Loggia la “scomunica” da parte della massoneria inglese, poiché la Gran Loggia Unita d’Inghilterra ha per gli “iniziati” la valenza che ha il papa per i cattolici: sono i massoni inglesi a decretare la regolarità di una loggia. In Inghilterra la massoneria è addirittura istituzionalizzata: il Re d’Inghilterra, oltre che capo della Chiesa Anglicana, è anche Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra (in assenza di una figura maschile al trono, la carica passa al Duca di Kent). Pinotti ha raccolto la testimonianza di una donna che ha frequentato la Gran Loggia e che poi ne è uscita del tutto disincantata. Nel racconto della “massona” colpiscono i rituali esilaranti che si svolgono nel segreto delle logge, ma anche i cospicui versamenti di denaro che vengono richiesti per ottenere l’avanzamento nei “gradi” massonici (400-500 euro per ogni passaggio).

Il terzo raggruppamento è quello della Gran Loggia Regolare d’Italia, nata da una costola del Grande Oriente. Questa loggia vede la luce nel 1993 su iniziativa del Gran Maestro del Grande Oriente Di Bernardo che, in seguito agli scandali seguiti alle inchieste del procuratore Cordova, è uscito dal Grande Oriente, ma anziché entrare nella Gran Loggia Nazionale, ha fondato una sua loggia per avere la tanto agognata benedizione della massoneria inglese.

Pinotti, poi, parla a grandi linee della storia della massoneria dall’unità d’Italia ai giorni nostri. La massoneria, com’è noto, è stato il principale strumento che ha permesso alla monarchia sabauda di unificare l’Italia e nella fase iniziale della storia unitaria la quasi totalità della classe dirigente italiana era di formazione massonica. Sempre affiliati alla massoneria erano alcuni potenti banchieri ebrei provenienti dall’Europa Centrale che finanziarono l’industrializzazione dell’economia italiana.

Con l’avvento del fascismo si assiste a un radicale cambiamento della situazione. Come si è visto i massoni spesso hanno idee politiche confuse e poco lungimiranti, per cui molti di loro, spaventati dal comunismo, aderirono al movimento fascista. Ma man mano che Mussolini andava costruendo un’idea di stato forte e decisamente orientato in senso nazionalista, si acuiscono gli attriti fra il regime e le logge: nel 1925 vengono emanate leggi speciali che vietano le associazioni segrete (Mussolini era stato uno dei pochi socialisti che non erano iscritti alla massoneria). Dunque durante il periodo fascista i massoni si ritirano dalle logge oppure continuano a operare con modalità occulte.

Nel dopoguerra, in un’Italia ridotta al ruolo umiliante di colonia americana, la massoneria rifiorisce con grande vigore, anche con la complicità delle logge inglesi e statunitensi che organizzano gruppi di potere come il Bilderberg Group e la Trilateral Commission che hanno il compito di controllare gli stati satelliti. In Italia le masse popolari vennero lasciate in mano alla classe dirigente democristiana che controllava il territorio grazie alla rete capillare delle parrocchie, mentre l’alta finanza era controllata dai gruppi massonici. Nella seconda metà del Novecento gli americani organizzavano attività sedicenti anticomuniste spesso gestite da logge massoniche. Come si è visto è notevole la confusione ideologica che regna tra i “Fratelli d’Italia”: pensare che la massoneria possa fare attività anticomunista è come pensare di mettere la volpe a guardia del pollaio !
In realtà la massoneria è il centro di controllo del potere “democratico” e in essa si incontrano uomini politici appartenenti alla DC, al PCI e al MSI, che in parlamento danno luogo alla sceneggiata della “democrazia”.

In anni più recenti ci sono stati anche tentativi di creare una sorta di supermassoneria per favorire il processo di globalizzazione: è il caso del gruppo denominato degli “Illuminati”, organizzato sempre da Di Bernardo nel 2002. Questo gruppo si avvale della collaborazione nientemeno che della Anti-Defamation League, la potentissima organizzazione ebraica che si occupa della repressione di ogni attività che possa ostacolare il processo di globalizzazione e che opera come una vera e propria Santa Inquisizione dei regimi “democratici”. Gli “Illuminati” sembrano costituire una sorta di massoneria nella massoneria e rappresentano la connessione italiana a un gruppo di superpotere mondiale di cui si potranno vedere gli sviluppi nei prossimi anni.

Per tornare alle vicende massoniche italiane, Pinotti dedica un capitolo alle relazioni fra massoneria e criminalità organizzata. Le attitudini criminali e parassitarie che caratterizzano le popolazioni del Meridione d’Italia rappresentano un terreno fertile per il “lavoro” massonico. Pinotti indaga soprattutto sul mondo della mafia calabrese, la ‘ndrangheta, una realtà criminale in forte crescita che presenta numerosi punti di contatto con la massoneria. Anticamente i rituali di affiliazione alla ‘ndrangheta facevano riferimento alle figure mitiche dei cavalieri Osso, Mastrosso e Carcagnosso, in tempi più recenti le formule rituali fanno riferimento a Garibaldi, Mazzini e Cavour ! Il richiamo agli artefici dell’unità d’Italia la dice lunga sulla natura intimamente massonica dello stato italiano e sulla sua contiguità coi poteri criminali. Un altro filone di indagine è quello della mafia siciliana, che era stata estirpata dal fascismo e che venne installata di nuovo dall’invasione americana del 1943 che, per portare la “democrazia”, si avvalse del lavorio sotterraneo delle logge massoniche in combutta coi mafiosi siciliani che erano emigrati negli Stati Uniti. Ancora oggi perfino i grandi mass-media di regime sono costretti ad ammettere che quasi tutte le attività economiche del Meridione d’Italia sono controllate da associazioni mafiose (e le inchieste sui reati mafiosi hanno spesso toccato le logge massoniche).

L’ultima parte del libro è forse la più interessante sul piano della ricerca storica, poiché tratta dei rapporti fra Chiesa Cattolica e massoneria. Dal XVIII° secolo ad oggi si è formato un vero e proprio fiume sotterraneo della storia che ha visto contrapporsi Chiesa e massoneria con alterne vicende. Com’è noto fin dal 1738 il papa scomunicò i fedeli che aderivano alla massoneria. Da allora la condanna è sempre stata ribadita, soprattutto nel periodo del Risorgimento, durante il quale la massoneria fu il centro direttivo delle strategie che portarono all’unità d’Italia e che avevano come nemico l’Impero d’Austria e la Chiesa Cattolica. Con i cedimenti ecumenici del Concilio Vaticano II° la Chiesa mostrò atteggiamenti molto più benevoli verso le “logge” (alcuni ritengono che lo stesso Giovanni XXIII° fosse affiliato alla massoneria). Pinotti si sofferma anche sulla figura di don Luigi Villa, un sacerdote che ha dedicato la vita a documentare le infiltrazioni massoniche all’interno della Chiesa. Naturalmente don Villa ha pagato il suo impegno con l’ostracismo e l’emarginazione intellettuale, come succede a chiunque tenti di informare l’opinione pubblica sulle attività dei “poteri forti”, ma non si è lasciato scoraggiare ed è riuscito a tenere in vita la rivista “Chiesa Viva” e l’“Editrice Civiltà” che sono gli strumenti di diffusione dei suoi studi. Don Villa ha continuato con convinzione la sua attività anche perché essa gli fu suggerita da un personaggio d’eccezione: Padre Pio, che fu uno dei più tenaci avversari delle infiltrazioni massoniche nella Chiesa. Don Villa avanza anche una interessante ipotesi sulla misteriosa morte di papa Luciani: sembra che Luciani avesse intenzione di fare una decisa opera di pulizia delle presenze massoniche in Vaticano...
Don Villa critica anche la realtà dell’Opus Dei che, avendo imitato le strategie massoniche, spesso tende a configurarsi a sua volta come una massoneria, con tutte le ambiguità legate alla riservatezza cui sono tenuti i suoi aderenti. Don Villa, da buon cristiano, è ottimista sull’esito della lotta alla massoneria e dichiara: “la massoneria ha in mano la Chiesa e lo Stato, ma il suo punto debole è la superbia. Prima o poi i suoi giochi di potere verranno alla luce”.

L’ultimo capitolo del libro è dedicato proprio all’Opus Dei, definita anche come la “massoneria bianca”. Questa istituzione venne fondata da Josemaría Escrivá de Balaguer, un sacerdote che visse i drammatici anni della guerra civile spagnola rischiando la vita per la sua attività anti-massonica, anti-comunista e anti-giudaica. Con la vittoria di Franco l’Opus Dei divenne un importante centro di formazione della classe dirigente spagnola e ampliò le sue attività economiche in tutto il mondo. Come si accennava in precedenza, l’Opus Dei, imitando l’attitudine alla segretezza delle logge massoniche, ha finito talvolta per somigliare molto all’avversario, al punto che i membri dell’Opus Dei spesso assumono una mentalità molto simile a quella dei protestanti anglo-sassoni imbevuti di spirito capitalista.

Pinotti conclude il suo corposo studio rilevando come le logge massoniche siano di fatto il centro di potere occulto dei sistemi democratici, e affermando che occorrerebbero norme che garantiscano maggiore trasparenza nella selezione della classe dirigente. Ma forse è opportuno chiedersi se non si debba rovesciare il ragionamento, ovvero: la logica della democrazia è intrinsecamente massonica e pertanto la selezione della classe dirigente sarebbe più trasparente se fosse ispirata ai principi dell’ordine gerarchico.




Questo brano è tratto dal libro:

Brigit
TERRA DI MEZZO
Società Editrice Il Ponte Vecchio

www.ilpontevecchio.com

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