mercoledì 18 maggio 2011

Guerre Nato: tutti i rischi delle armi nucleari




Durante la campagna balcanica, con gli attacchi indiscriminati alla Serbia, Bosnia e Kosovo, furono utilizzate in modo massiccio armi contenenti uranio impoverito per colpire obiettivi di varie natura, sia militari (veicoli corazzati-bunker), sia civili. Un vero banco di prova per le nuove armi Usa.
In Bosnia con le operazioni Deny Flight e Deliberati Force nell’aerea interessata attorno a Sarajevo per un raggio di circa 20 Km furono utilizzati 10 mila proiettili perforanti sparati dagli aerei d’attacco al suolo A-10 e oltre 400 missili tipo Cruise, lanciati da unità navali e sottomarini. Anche nel Kosovo, che è bene ricordare è sempre stato storicamente territorio serbo, furono circa 30 mila i proiettili sparati contenti DU. La Serbia e la capitale Belgrado non sfuggirono agli attacchi indiscriminati dell’aviazione Nato. Il problema maggiore a tutt’oggi in Serbia è oltre alla contaminazione da Du dei militari impegnati durante la guerra d’aggressione Nato del 1999, sono le ricadute sulla popolazione civile (di questi morti in Occidente si tace, come per quelli iracheni e afghani e libanesi), con un notevole aumento di casi di leucemie e tumori vari.
L’uranio impoverito è altamente tossico e entra facilmente nella catena alimentare, inquinando le falde acquifere, gli animali, le verdure, la frutta, con effetti devastanti a distanza di anni. La sua pericolosità, è dovuta in prevalenza all’inquinamento chimico che produce, più che quello radiologico. Trasformato in nano particelle, il Du vieni inspirato, colpendo solitamente i reni, la vescica e i polmoni. Vale la pena di ricordare che in Serbia furono attaccati essenzialmente obiettivi civili e fu condotta anche una guerra biologica, lanciando parassiti sui campi coltivati al fine di piegare la resistenza del popolo serbo.Le bombe con Du usate sono in prevalenza del tipo:
Gbu-24 a guida laser adatte a colpire mezzi corazzati e postazioni protette – Blu -109 indicate per posti comando e Blu 107 per distruggere le piste degli aeroporti
Per capire meglio del perché dell’utilizzo di armi contenenti uranio impoverito, si deve risalire agli anni ‘70, quando il Pentagono riferì che l’Unione Sovietica stava progettando corazze cui dotare i propri mezzi da combattimento, capaci di resistere al munizionamento allora in dotazione alla Nato. I ricercatori Usa dopo varie sperimentazioni stabilirono che il Du fosse il materiale più adatto per i nuovi proiettili perforanti per colpire mezzi corazzati e posti di comando protetti.
Infatti il Du oltre ad essere estremamente duro e compatto, è altamente infiammabile e sprigiona in pochissimo tempo temperature elevatissime (3000°), in grado di perforare le corazze dei carri armati e il cemento dei bunker.
Altro motivo è di carattere strategico, il Du è preferito al Tungsteno, altro materiale usato nei proiettili perforanti, perché quest’ultimo è prodotto in massima parte dalla Cina.
Non vi sono dubbi sul fatto che le forze Nato hanno ampiamente usato le armi all’uranio impoverito anche in Libia.
Nel focus di politica estera con sede a Barkeley in California si dà inoltre per certo un bombardamento effettuato nelle prime 24 ore da aerei B52, con lo sgancio di circa 45 tonnellate di bombe su alcune città libiche. In Italia attualmente il problema uranio impoverito è legato oltre alle conseguenze causate sui reduci delle guerra balcaniche e del Vicino Oriente, alla popolazione che vive vicino ai poligoni Nato situati in Sardegna ed al personale militare che vi opera. Tutti colpiti da forme tumorali di vaio genere, proprio di recente è stata aperta una nuova inchiesta sul poligono militare di Salto di Quirra, dove il procuratore della Repubblica di Lanusei ha deciso la riesumazione dei corpi di 20 pastori deceduti tra il 1995 e il 2010.

Federico Dal Cortivo
direttore dell’agenzia online Italia Sociale

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